Cinque persone in carcere, boss incluso. Un sesto indagato ricercato. Sono i numeri dell’operazione che questa mattina ha colpito il clan D’Amico di San Giovanni a Teduccio. Il blitz è stato portato a termine dai carabinieri della caserma Pastrengo. Le manette sono scattate per il boss Salvatore D’Amico detto ‘o pirata, tornato in libertà nel 2015 benché abbia sulle spalle una condanna (rimediata in primo grado) a 14 anni per associazione mafiosa: una sottile questione di Diritto gli consentì di beneficiare della decorrenza dei termini di custodia cautelare. Manette anche per Salvatore Salomone, figlio di quel Giovanni che venerdì 13 aprile è rimasto vittima di un agguato di camorra mentre si trovava nel quartiere di Ponticelli: Giovanni Salomone è il cognato del boss Salvatore D’Amico detto ‘o pirata. L’agguato sarebbe maturato nell’ambito dello scontro che da mesi si è riacceso tra i D’Amico-Mazzarella e i Rinaldi. Manette, inoltre, anche per Paduano e per Salvatore Cianniello, che ha alle spalle una recente e controversa storia da pentito: provò a imboccare la strada della collaborazione con la giustizia a seguito dell’arresto per aver fornito supporto logistico al killer di Giovanni Bottiglieri, ma il pm antimafia Antonella Fratello lo scaricò dopo aver verificato le sue dichiarazioni ritenendole inattendibili; qualche tempo dopo Cianniello ebbe il patentino di pentito dalla procura di Parma. Gli arresti sono scattati in esecuzione di un decreto di fermo emesso dai pubblici ministeri Antonella Fratello e Alessandra Converso, in forza alla Direzione distrettuale antimafia di Napoli: contestati i reati di estorsione e tentato autoriciclaggio, reati entrambi aggravati dalla matrice camorristica. Tutti gli indagati sono stati trasferiti in carcere. Si attende la fissazione dell’udienza di convalida dei fermi dinanzi al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli.
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giovedì, 3 Maggio 2018 - 17:27
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