Toghe in trincea contro lo sfruttamento del lavoro subordinato negli studi legali. “Avvocati impiegati” contro i loro datori di lavoro. Il primo round si è consumato nei giorni scorsi in una lettera indirizzata dal presidente nazionale del sindacato forense “Mobilitazione Generale degli Avvocati”, Cosimo Matteucci, al ministro del lavoro e delle politiche sociali, l’onorevole Giuliano Poletti, e all’ispettore nazionale del lavoro, Danilo Papa. Una lettera in cui si denuncia la «grave situazione di speculazione ai danni di moltissimi avvocati italiani». Attraverso «irregolarità e abusi» che – circostanziati da fatture e dati di reddito di alcuni studi legali – secondo il dirigente sindacale di MGA, consisterebbero non solo «nell’occultamento di veri e propri rapporti di lavoro subordinato tramite l’uso strumentale della partita iva» e tramite la simulazione «di rapporti di consulenza o di collaborazione, spesso con compensi irrisori», ma anche con «la corresponsione a nero di poche centinaia di euro al mese».
La denuncia
Una realtà amara «nonostante sia ben nota alle istituzioni forensi e a tutta la categoria professionale», resa ancora più triste dal fatto che riguarda «una categoria non tutelata dalle stesse garanzie deigli altri lavoratori subordinati». «Gli avvocati – spiega il sindacato – hanno gli stessi oneri fiscali e previdenziali del loro datore di lavoro» e spesso il loro rapporto professionale «risulta peggiore di quello riservato ad un normale impiegato». Da un momento all’altro «possono – continua Cosimo Matteucci – ritrovarsi senza un lavoro». Per di più «nell’impossibilità di riconvertirsi e riqualificarsi, specialmente a quaranta e cinquant’anni». Una soggezione all’arbitrio del datore di lavoro che combinata «con la crisi della professione forense», e con quella della domanda di lavoro, determinerebbe la propensione da parte dei legali «ad accettare ulteriori e progressivi peggioramenti delle proprie condizioni lavorative», nonché la «mortificante competizione al massimo ribasso dei compensi e dei diritti».
L’allarme:«situazioni mortificanti per la categoria»
E non solo, al ministro Poletti e all’ispettore nazionale del lavoro Papa nella missiva sono state segnalate tantissime altre «situazioni umilianti», tra cui l’assenza di qualsivoglia responsabilità professionale, «l’inosservanza di un orario di lavoro determinato», la «discontinuità nella prestazione», la mancata «localizzazione della prestazione lavorativa» e «la mancata corresponsione a cadenze fisse di un compenso prestabilito». «In più – chiarisce MGA – sono moltissimi i casi in cui i lavoratori avvocati, ma anche i praticanti, risultano adibiti dai titolari degli studi legali anche a mansioni proprie dei segretari».
Avvocati o segretari?
Mansioni illustrate tutte nella lettera firmata da Cosimo Matteucci, ‘arricchita’ da fatture e dati relativi di reddito che «dovrebbero permettere il controllo e la verifica di quanto denunciato». «Oggi i praticanti e gli avvocati subordinati accolgono i clienti, fissano appuntamenti, rispondono al telefono, forniscono informazioni, ricevono notifiche, consegnano la posta ed eseguono fotocopie – conclude la lettera – E’ evidente in questi casi che persino l’attività di segretario sia svolta irregolarmente negli studi legali. Mancando ogni forma di contrattualizzzione in tal senso».
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venerdì, 20 Aprile 2018 - 11:29
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