Soffiate al ras di Caivano, la doppia difesa del carabiniere Cioffi: intercettazioni contestate e domanda di congedo

Le indagini condotte dai carabinieri
di Manuela Galletta

Da un lato la difesa strenua della sua onestà rispetto allo scenario di corruzione disegnato dalla procura, dall’altro la domanda di congedo già presentata che potrebbe fare da apripista ad un’attenuazione della misura cautelare.
Nel giorno dell’udienza dinanzi ai giudici del Tribunale del Riesame di Napoli, il carabiniere Lazzaro Cioffi, in prigione dal 19 aprile scorso con l’accusa di traffico di sostanze stupefacenti per aver fatto soffiate sui blitz al malavitoso del Parco Verde di Caivano Pasquale Fucito, scopre le sue carte. E le carte messe sul tavolo volgono verso la direzione della professione di innocenza. Chiaro il filo del ragionamento seguito (ieri) in discussione dall’avvocato Saverio Campana: Lazzaro Cioffi, sino al momento della cattura in servizio presso il nucleo investigativo di Castello di Cisterna, è stato oggetto di intercettazione per diversi mesi; è stato spiato mentre si trovava in casa, mentre era in macchina, è stato ‘intercettato’ anche il suo cellulare. Un sistema di ‘ascolto’ capillare che, è questo il punto dei rilievi della difesa, non ha però mai consentito di ascoltare conversazioni tra Cioffi e Fucito sull’esistenza di un rapporto corruttivo. Per dirla più semplicemente, l’avvocato ha fatto rilevare come Fucito non abbia mai parlato di uno ‘stipendio’ che secondo alcuni pentiti Cioffi avrebbe invece intascato in cambio delle ‘soffiate’ di cui il malavitoso si sarebbe avvantaggiato; né mai Cioffi avrebbe fatto riferimento ad analoghe circostanze. Eppure di soldi, nel compendio di intercettazioni, se ne parla. Ne parla la moglie di Cioffi, ne parla lo stesso Cioffi durante uno sfogo con la compagna. A tal proposito la difesa sostiene che il carabiniere si riferisse alla vendita del suo ristorante finito nelle mani di una persona vicina a Fucito, persona che tuttavia spesse volte pagava in ritardo le rate, sollevando così l’ira del militare dell’Arma. Quanto al bambino di Fucito che la moglie e la figlia di Cioffi accudivano quasi giornalmente – come emerso pure dalle intercettazioni -, la difesa ha sostenuto che si trattasse di un atto di carità verso un bambino che veniva visto malnutrito.
L’avvocato Campana si è poi soffermato sul rapporto di estrema vicinanza tra Cioffi e Fucito, ossia sulle cene insieme con le rispettive compagne, sul pranzo a casa sua con Fucito, tutte circostanze che secondo la procura sono il risultato di un rapporto «deviato». Ebbene, la difesa ha sottolineato che Fucito era il confidente di Cioffi, circostanza pacifica e testimoniata dal pentito Andrea Lollo (che poi ha accusato il carabiniere di percepire denaro per i suoi ‘aiuti’) e anche dai tre carabinieri che facevano parte della ‘squadra esterna’ guidata da Cioffi. Lasciando con questo intendere che l’unico legame esistente tra i due fosse di natura lavorativa e che il carabiniere abbia spinto verso la sfera amicale il rapporto, ma senza mai sfociare nella sfera della corruzione. Nel solco di questa lettura, la difesa ha cavalcato le dichiarazioni rese dai carabinieri della “squadra” di Cioffi e depositate ieri mattina dalla procura. I tre carabinieri, trasferiti da qualche giorno da Castello di Cisterna, hanno specificato di non aver mai assistito a dazioni di denaro, né di aver mai pensato che Cioffi fosse un corrotto. Hanno poi reso dichiarazioni anche su un episodio controverso che li ha fatti finire nel mirino della procura: le ‘cimici’ hanno rivelato come Cioffi avesse invitato a pranzo a casa sua Fucito con la moglie e come allo stesso pranzo fossero presenti anche i tre militari. Circostanza che i carabinieri non hanno mai riferito ai loro superiori, nonostante l’anomalia di trovarsi a tavola con un malavitoso. I carabinieri a tal proposito hanno spiegato di non aver fatto rapporto perché pensavano che la presenza di Fucito a casa di Cioffi derivasse da una strategia investigativa di Cioffi: una strategia di captatio benevolentia, con la quale in buona sostanza Cioffi voleva mostrarsi amico di Fucito allo scopo di ottenere maggiori informazioni da utilizzare per eseguire successivamente degli arresti. Una lettura delle accuse, quella della difesa, che si è conclusa con una sintetica affermazione di inconfigurabilità dell’accusa di traffico di sostanze stupefacenti, affermazione che potrebbe aprire la sponda ad un altro scenario: i giudici della decima sezione penale del Tribunale del Riesame potrebbero decidere di inquadrare diversamente la contestazione mossa a Cioffi e, se ciò accadesse, il militare potrebbe anche beneficiare dei domiciliari, fuori Regione o con braccialetto elettronico, atteso che la domanda di congedo presentata e depositata agli atti farebbe scemare il pericolo di reiterazione del reato.

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martedì, 8 Maggio 2018 - 08:00
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