Droga al Parco Verde di Caivano, chieste 19 condanne: proposti 20 anni per il ras, riceveva soffiate da un carabiniere

Parco Verde di Caivano
Uno scorcio del Parco Verde di Caivano (foto Kontrolab)

L’inchiesta sul traffico di droga al Parco Verde di Caivano che portò all’arresto anche di un carabiniere in servizio al nucleo investigativo di Castello di Cisterna giunge a uno snodo processuale cruciale: mentre il carabiniere (in congedo) Lazzaro Cioffi è stato rinviato a giudizio per concorso in traffico di droga con l’aggravante della matrice camorristica, nella giornata di ieri il pubblico ministero antimafia Maria Di Mauro ha chiesto al giudice per le indagini preliminari Linda Comella del Tribunale di Napoli la condanna dei 19 imputati che hanno optato per il giudizio con il rito abbreviato, formula che prevede lo sconto di un terzo della pena. Gli imputati rispondono a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga, spaccio, detenzione di droga e riciclaggio.

La condanna più alta, rispetto ai fatti contestati e al tipo di processo scelto, è stata proposta per il ras del Parco Verde Pasquale Fucito, l’uomo al quale il carabiniere Lazzaro Cioffi avrebbe fatto ‘soffiate’ sui blitz programmati nel Parco Verde, l’uomo al quale Cioffi era legato da un rapporto borderline come sostenuto dalla procura: nei confronti di Fucito sono stati proposti 20 anni di reclusione. Quindici anni sono stati invocati per Ciro Astuto; 14 anni per Anna Benderi; 8 anni per Raffaele Bianco; 12 anni e 8 mesi per l’olandese Stefano Tjeere; 15 anni per Pasquale Cotroneo; 12 anni e 8 mesi per Michele Culierso; 8 anni per Luigi Damasco; 5 anni e 6 mesi per Giovanni Esposito (di Scampia; 2 anni e 6 mesi per Raffaele Garofalo, Vincenzo Gimelli, Giuseppe Granato e Domenio Iaccarino; 3 anni per Rosa Palumbo; 15 anni per Fulvio Russo; 2 anni e 6 mesi per Francesco Salvati; 2 anni e 6 mesi per Vittorio Serulo; 8 anni per Francesco Vasaturo.

Infine il pm ha chiesto la condanna a 6 anni per Emilia D’Albenzio, la moglie di Lazzaro Cioffi, imputata in relazione alla compravendita di un ristorante a Casagiove sulla Nazionale Appia: secondo l’accusa Cioffi e la moglie avrebbero acquistato il locale a 60mila euro per poi rivenderlo per 120mila euro a una persona che in realtà sarebbe stato il prestanome di Fucito; per la procura i soldi utilizzati per entrambe le operazioni economiche erano di provenienza illecita.

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martedì, 28 Maggio 2019 - 15:04
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