Di Maio resta in sella, Salvini usa il bastone e la carota: «Non chiedo ministeri, ma coi ‘no’ a Tav e sicurezza salta tutto»

I vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio
di Roberta Miele

Luigi Di Maio resta al posto di comando del Movimento Cinque Stelle, il voto della piattaforma Rousseau lo ha confermato con l’80% delle preferenze alla guida dei grillini mettendo una pietra sopra (almeno all’apparenza) alle polemiche interne esplose all’indomani della batosta delle Europee. E, contestualmente al voto, Matteo Salvini ha lanciato un messaggio distensivo agli alleati: non ci sarà alcun pressing sui pentastellati al fine di ottenere altri ministeri e fare così pesare lo straripante successo ottenuto alle elezioni. «Non chiedo né mezzo ministro né mezza poltrona in più, ma agli amici m5s chiedo di smetterla con le polemiche, che non hanno portato bene», ha commentato ieri sera Salvini nel salotto televisivo di “Dritto e Rovescio” su Rete 4.

Dunque, se da una parte i pentastellati cercano di darsi una nuova struttura, poiché la «sconfitta alle europee è destinata ad innescare una vera e propria rivoluzione» interna al movimento, come ha commentato lo stesso Di Maio dopo le votazioni sulla piattaforma, dall’altra il leader del Carroccio sta cercando di spazzare via le «polemiche» tra i due partner di Governo che già in precedenza «non hanno portato bene».

Le discussioni tra i grillini sul nuovo corso del Movimento sono già iniziate mercoledì, nel corso dell’assemblea dei gruppi, quando è emersa la necessità della costituzione di una sorta di segreteria politica. In tanti hanno chiesto a Di Maio che a comporla fossero persone elette nelle fila del movimento e non calate dall’alto. Una richiesta già disattesa: «Avrete subito novità sul rinnovo di alcuni ruoli e procedure interne», ha preannunciato ieri il capo politico, lasciando intendere che, insieme alla sua cerchia, abbia già stabilito le nuove mosse da mettere in campo. La strategia di riorganizzazione sarà spalmata sulle prossime settimane, quando «persone individuate dai cinque stelle» si vedranno assegnate «compiti ben precisi» co deleghe su temi, territori e liste civiche.

Coperte dal mistero le novità che il vicepremier annuncerà, ma è evidente la volontà di ripartire dai territori. Il leader grillino infatti nei prossimi giorni incontrerà consiglieri regionali e comunali, sindaci e parteciperà in prima persona alle assemblee regionali. Intanto, circolano già i nomi di chi potrà far parte della nuova cabina di regia: Alessandro Di Battista, nonostante le critiche ricevute per il suo intervento, Roberto Fico o Chiara Appendino. Bersaglio di critiche, nel corso della riunione, è stata la comunicazione attuata durante la campagna elettorale. Molto più duro è stato il presidente della Camera: «abbiamo bisogno di anteporre alla parola comunicazione, la parola etica», ha freddato i presenti. Non è detto che la ristrutturazione interna al movimento non travolga anche l’esecutivo, i cui membri sono finiti nel mirino della congiunta. Ieri sera il ministro della Difesa Elisabetta Trenta è stata attaccata dal suo sottosegretario Angelo Tofalo, che sostiene di aver spiegato al capo del dicastero che «il nemico non è Salvini», poiché le scelte del ministero sono «influenzate da capi e capetti del passato». «Parole gravi» da cui i cinquestelle prendono le distanze, ma la frittata è fatta. Salvini ha preso la palla al balzo per auspicare il ritorno al lavoro con maggiore tranquillità. «Non mi interessa eleggere più parlamentari della Lega, ma fare le cose». Con un avvertimento: se ci sono ‘no’ all’autonomia, alla Tav e al decreto sicurezza «non si va da nessuna parte».

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venerdì, 31 Maggio 2019 - 13:39
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