Omicidio del baby boss Emanuele Sibillo: chiesti 4 ergastoli ai giudici dell’Appello «Nessuno sconto di pena per i Buonerba»

Emanuele Sibillo
Emanuele Sibillo, il baby boss di Forcella ammazzato nel luglio 2015
di Laura Nazzari

Nessuno sconto di pena agli esponenti del clan Buonerba imputati per l’omicidio di Emanuele Sibillo, il baby boss dell’omonimo clan che Venn ammazzato in via Oronzio Costa a Napoli nel luglio del 2015. E’ la conclusione del sostituto procuratore generale che ieri mattina ha chiesto ai giudici della quarta sezione della Corte d’Assise d’Appello di Napoli di confermare le condanne stabilite un anno fa dal giudice per le indagini preliminari Piccirillo del Tribunale di Napoli all’esito del giudizio abbreviato. Tradotto in numeri, il pg ha chiesto la condanna all’ergastolo per il ras Gennaro Buonerba, per Antonio Amoroso, per Luigi Criscuolo e per Andrea Manna.

Tutti rispondono di omicidio con le aggravanti delle armi illegalmente detenute, della premeditazione e dell’articolo sette della legge antimafia per aver agito al fine di agevolare la cosca di appartenenza. Il pg ha anche chiesto la conferma della condanna a 12 anni inflitti al ras pentito Maurizio Overa, che è stato un affiliato al clan Mariano dei Quartieri Spagnoli. Proposti infine 16 anni di reclusione per Vincenzo Rubino, che risponde di tentato omicidio con l’aggravante della matrice camorristica. Si torna in aula a giugno: la Corte ha fissato due udienze per dare spazio alle conclusioni del collegio difensivo che vede impegnati, tra gli altri, gli avvocati Leopoldo Perone e Sergio Simpatico.

Emanuele Sibillo venne ammazzato il 2 luglio del 2015 in via Oronzio Costa, in quel tratto di strada che i Buonerba avevano ribattezzato il «vicolo della morte».  Il baby boss si era recato lì insieme al fratello Pasquale (detenuto in carcere) e ad altre due persone per compiere una ‘stesa’, un atto di forza per dimostrare ai Buonerba di poterli aggredire in qualsiasi momento. I Buonerba, però, alla vista dei Sibillo aprirono immediatamente il fuoco, uccidendo Emanuele, che aveva appena 19 anni.

Agli atti dell’inchiesta ci sono le dichiarazioni di Maurizio Overa, che ha indicato in Antonio Amoroso la persona che quella notte premette il grilletto. Overa ha specificato che fu lui a consigliare ai Buonerba di colpire Sibillo durante una delle sue ‘invasioni’, aggiungendo di essersi avvicinato ai Buonerba perché Mariano – dal carcere – gli aveva dato mandato di appoggiare i ‘capelloni’ in quanto loro nuovi ‘amici’. Overa è poi entrato nel merito dell’omicidio, aggiungendo di aver appreso dai diretti interessati cosa accadde quella notte: l’incontro rivelatore si tenne il giorno seguente all’agguato. «Raggiunsi Andrea Manna alla Riviera di Chiaia, dove lo trovai insieme a Luigi Criscuolo, Gennaro Buonerba e questo ragazzo di nome Antonio – ha spiegato a suo tempo il collaboratore di giustizia – . Ricordo bene che era il tre luglio e che Andrea Manna mi raccontò che erano stati loro a commettere l’omicidio di Emanuele Sibillo e mi chiese appoggio. Io gli diedi le chiavi di casa mia e li ospitai per tre giorni. Diedi disposizioni al proprietario di un bar di offrire ai quattro ragazzi tutto ciò che volevano a mie spese. Mi chiesero di fittargli un gommone da un ormeggiatore che conoscevo, all’altezza di Santa Lucia, di fronte al vecchio Club 21. Pagai il fitto del gommone, Gennaro Buonerba lasciò i suoi documenti al titolare dell’ormeggio per garanzia. I quattro mi chiesero anche di fornirgli anche una bottiglia di Champagne e quattro bicchieri di cristallo che servivano per brindare sul gommone».

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venerdì, 31 Maggio 2019 - 11:53
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