La mamma scappa in Africa con la figlia, il papà: «Aiutatemi a riabbracciare Layla» Sporta denuncia ai carabinieri di Portici


«Chiedo solo di essere ascoltato, di essere aiutato. La mia ex compagna è andata via con nostra figlia. E’ tornata a Zanzibar e non risponde più al telefono». Quello di Davide Napolitano è il grido di dolore e di disperazione di un padre che teme di non potere riabbracciare più la sua bambina, Layla, che da poco ha compiuto cinque anni. E’ il grido di disperazione di un uomo incastrato tra i meccanismi di una giustizia che procede più lenta degli eventi (è in corso un procedimento per l’affidamento della bambina) e i nodi di una burocrazia che non regola i rapporti tra Italia e Zanzibar quando di mezzo ci sono bambini.

Mercoledì mattina, 28 novembre, Davide si è recato presso la stazione dei carabinieri di Portici, comune del Napoletano dove risiede e ha vissuto prima di trasferirsi all’estero per lavoro, ed ha sporto denuncia per sottrazione internazionale di minore. Il lunedì precedente, 25 novembre, la sua compagna si è portata via la piccola ed è tornata a casa, a Zanzibar. Senza preavviso, senza comunicazione. «E’ stata una fuga», racconta Davide. Una «fuga» di cui Davide fa fatica a capacitarsi, perché la bimba, senza il suo consenso, non avrebbe potuto e dovuto lasciare l’Italia.

Sharifa e la piccola erano arrivate in Italia a maggio per fare sì che la bimba si sottoponesse ad alcune visite mediche. I rapporti tra Davide e Sharifa erano già incrinati e la relazione era finita. Tempo prima la donna si era allontanata per un lungo periodo da Zanzibar (dove Davide ha vissuto con lei), portando la piccola negli Stati Uniti dove risiede uno zio. Durante quel soggiorno, protrattosi più del previsto, Sharifa rispondeva difficilmente al telefono e negava telefonate tra il padre e la piccola, che è nata a Zanzibar e porta il cognome di Davide.

Davide si rivolse al Department of Social Welfare di Zanzibar che riuscì a fissare un appuntamento per tentare una riappacificazione dopo una denuncia di sottrazione del minore. E la riappacificazione ci fu. Ma fu temporanea: la coppia si ruppe e Davide, nel frattempo, si trasferì per ragioni di lavoro. Ecco perché quando a maggio Sharifa mette piede in Italia Davide decide di compiere un gesto estremo ma regolamentato dalla legge, proprio perché animato dal timore di perdere la bambina: si reca in Questura e blocca il passaporto della bimba. In tal modo si assicura che, senza il suo necessario consenso, la bimba non possa lasciare l’Italia. Così quando Sharifa gli comunica il desiderio di volere portare Layla da alcuni parenti di lui a Ravenna («Prese pure contatti telefonici con mio zio», spiega Davide), lui non ha difficoltà ad acconsentire e firma un permesso. «E’ stata l’ultima volta che ho visto mia figlia», prosegue. Sì, perché Sharifa e Layla non sono più tornate a casa. Di più: hanno lasciato l’Italia. «Mercoledì 27 novembre ho ricevuto una video-telefonata da lei. Mi ha detto che era a Zanzibar, che era riuscita ad ottenere aiuto dall’ambasciata e a rientrare», racconta Davide. E la certezza che lei fosse di nuovo a casa, Davide l’ha avuta proprio con la video-chiamata. «Ho riconosciuto la nostra casa. Ho avuto il tempo di fare uno screenshot», dice con rammarico. E’ tutto ciò che gli resta di Layla, insieme a delle foto che Sharifa gli invia ma senza consentirgli di parlare a telefono con la piccola.

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venerdì, 29 Novembre 2019 - 18:18
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