Riforma prescrizione, il pm Maresca la boccia: «Creerà ingorghi in Corte d’Appello ed eterni giudicabili»

Il magistrato Catello Maresca (foto Kontrolab)

«Un processo giusto è un processo tempestivo» e non un processo che riesce a concludersi, chissà quando, solo perché è stato fatto saltare l’argine della prescrizione. La valutazione è di un autorevole magistrato, per dieci anni alla Direzione distrettuale antimafia di Napoli e che ha legato il suo nome alle inchieste sui Casalesi e in modo particolare all’arresto del boss dei Casalesi Michele Zagaria.

Catello Maresca, che oggi è attualmente in forza al pool ‘reati contro la pubblica amministrazione’ della procura di Napoli (sono infatti scaduti i 10 anni previsti dalla legge per restare in Dda), ha consegnato la sua analisi in Commissione Giustizia alla Camera dei deputati mercoledì scorso, 27 novembre. La sua audizione era stata chiesta dal Movimento Cinque Stelle, che – grazie ai voti della Lega, quando questa era al Governo – ha ottenuto la legge che blocca il decorso della prescrizione dopo la sentenza di primo grado (sia di assoluzione che di condanna), legge che entrerà in vigore il 1 gennaio 2020.

Maresca (iscritto alla corrente ‘Unicost’) però ha preso le distanze dalla tenacia con la quale i grillini difendono non solo la legge ma la sua imminente entrata in vigore, circostanza quest’ultima contestata da Forza Italia e soprattutto dai penalisti che profetizzano un ‘processo eterno’ a causa del blocco della prescrizione che non è bilanciato – come invece era stato promesso – da alcuna seria e reale riforma della Giustizia capace di incidere in maniera efficace sui tempi già lunghissimi dei processi. Nel corso della sua audizione il magistrato ha criticato il circo mediatico che è stato costruito attorno al tema perché «l’impatto mediatico rischia di compromettere la valutazione del problema poiché la prescrizione del reato è cosa ben diversa dalla ragionevole durata del processo». Come a dire: intervenire sulla prescrizione non risolverà affatto la drammatica questione della lunghezza dei processi. Anzi, secondo Maresca l’effetto sarà opposto: lo stop della prescrizione – ha spiegato il magistrato – «determinerà l’accumularsi soprattutto nelle Corti d’Appello di faldoni e carte in attesa di processi e darà luogo al fenomeno degli ‘eterni giudicabili’, che già la Corte Costituzionale in situazioni simili ha dichiarato costituzionalmente illegittimi». Maresca ha dunque precisato perché la prescrizione è un argine indispensabile negli equilibri processuale: essa è un «istituto che va a limitare il potere punitivo dello stato che non può essere ‘sine die’ perché c’è il diritto all’oblio, che caratterizza la figura anche della persona offesa».

Ma c’è anche un altro aspetto: far saltare la prescrizione e rendere un processo eterno, determinerà ricadute anche sulla funzione di rieducazione della pena, che è un principio costituzionale. «Una pena che arriva dopo troppi anni non rieduca», ha osservato Maresca. La considerazione scaturisce dal fatto che la dilatazione dei tempi processuali si tradurrà sul piano pratico in una condanna definitiva (e quindi nel conseguente ordine di carcerazione) che arriva a distanza di moltissimi anni dalla consumazione del reato. In questo periodo l’imputato – in attesa della pena definitiva – potrebbe avere cambiato strada e osservato il rispetto della legge: presentargli il conto dopo moltissimi anni e dopo un percorso personale rispettoso della legge, non rappresenterebbe più una punizione ma una vendetta.

E, allora, qual è la strada da percorrere per fare sì che un processo sia giusto? Per Maresca gli interventi da porre essere allo scopo di «essere efficaci e ben ponderati» dovrebbero «essere accompagnati da alcuni spunti di forma ed intervento in ordine alla elaborazione della priorità dei processi da celebrare», agendo sulla priorità delle indagini, la lotta ferrea all’ostruzionismo formalistico, alle modalità dilatorie. «Bisogna intervenire – ha spiegato il magistrato – rendendo telematico il processo penale e attraverso una seria depenalizzazione: quando lo studiavamo all’università il processo penale era l’estrema ratio di situazioni non risolvibili».

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venerdì, 29 Novembre 2019 - 13:02
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