Accusati di abusi sui figli, genitori assolti: distorti i racconti dei bimbi, la famiglia fatta a pezzi sei anni fa


Sei anni lontani dai figli. Sei anni schiacciati dal sospetto di avere abusato e maltrattato i due bambini. Sei anni trascorsi a professare la propria innocenza, a sostenere che le conclusioni cui erano giunti gli operatori di una comunità per minori in provincia di Varese erano del tutto infondate.

E’ una storia dolorosa quella che arriva dal Tribunale di Monza. E’ la storia di una famiglia spezzata da un’indagine che non ha superato il vaglio dibattimentale. E’ la storia di due genitori che dal 2014 sono stati tenuti lontani dai propri bambini per un’accusa che non stava in piedi e che ora dovranno cercare di ricucire ciò che un’accusa sbagliata ha dilaniato.

Comincia tutto nel 2009. La famiglia, di origine siciliana, vive in Brianza. I due bambini, un maschietto e una femminuccia, hanno due e otto anni. Sono nati con una grave malformazione genetica e la loro vita è tutta in salita: interventi chirurgici, stretti controlli medici (fino a 50 volte in un anno) e conseguenze psicologiche che impone un’assistenza appunto psicologica. I genitori – lui impiegato e lei casalinga – chiedono aiuto perché anche economicamente fanno fatica a sostenere il peso delle spese. Si rivolgono così agli assistenti sociali del comune dove risiedono e a questo punto comincia l’inferno. Gli operatori parlano spesso con i bambini e un giorno il maschietto dice loro che una sera avrebbero dormito in auto con il papà. Parte così la segnalazione al Tribunale dei Minori di Milano. E da lì in poi accade di tutto.

Nel 2013 i bambini vengono affidati in una comunità, perché il Tribunale ritiene che i genitori non siano in grado di assisterli. In quella casa famiglia ci sono anche bambini vittime di abusi. Poco dopo i due fratelli iniziano a raccontare anche loro di avere subito abusi. E’ il 2014 e la procura avvia un’inchiesta, che come primo effetto ha quello di impedire a moglie e marito di vedere i figli. Dunque comincia la battaglia della difesa: i consulenti nominati confutano quei raccontano, fanno presente che i due bambini, proprio a causa delle loro complesse patologie, non sono attendibili e che la vicinanza a bambini vittime di abusi potrebbe avere influito sui loro racconti, racconti di cui i piccoli non avevano mai fatto parola prima di finire in quella casa famiglia. Ma la procura insiste.

Sarà il perito del Tribunale di Monza a confermare invece le conclusioni dei consulenti della difesa. E sulla scorta di quella relazione si chiude l’incubo dei due genitori: assolti per non avere commesso il fatto. Assolti con formula piena. Anche la procura, alla fine del dibattimento, aveva proposto l’assoluzione, ma ai sensi della formula dubitativa. I due genitori adesso possono tornare ad abbracciare i propri bambini, ma non sarà semplice. «Adesso il problema sarà come ricostruire un rapporto famigliare a distanza di così tanto tempo», osserva l’avvocato Maurizio Bono che ha difeso i genitori. Contestualmente il legale valuterà la possibilità di presentare «un esposto contro gli operatori della comunità». «I bambini, in virtù della loro grave patologia, erano costantemente sottoposti a controlli medici – ha spiegato l’avvocato Maurizio Bono, difensore del padre – le perizie mediche hanno categoricamente escluso gli avvenuti abusi e maltrattamenti, oltre a stigmatizzare come la malattia aveva influenzato anche la capacità di racconto e di percezione dei minori. Hanno accusato un’intera famiglia di aver violentato e costretto a riti satanici i bambini. Ora valuteremo il da farsi».

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sabato, 11 Gennaio 2020 - 14:38
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