Bomba davanti al supermercato Sole365, l’imprenditore Apuzzo si sfogò con Greco: «L’ha messa quel fetente, fastidi di morte»

L'imprenditore stabiese Adolfo Greco
di Roberta Miele

«Fastidi di morte, a momenti mi uccidevano». Il 22 febbraio 2015 l’imprenditore stabiese Michele Apuzzo ha rischiato grosso. Intorno alle 22,40 di quella sera a Castellammare di Stabia (comune in provincia di Napoli) una bomba è scoppiata dinanzi all’ingresso del supermercato Sole 365, della catena di 41 negozi gestita dalle società ‘Ap slr’ e ‘Ap Commerciale, che fa capo a Michele Apuzzo e alla sua famiglia. Tempo dopo, la stessa vittima si è sfogata con l’imprenditore Adolfo Greco, l’uomo che secondo la procura avrebbe mantenuto per anni rapporti con la criminalità organizzata e con la Castellammare bene.

Mario Savarese, ispettore di polizia che ha partecipato alle indagini sfociate nel processo ‘Olimpo’, ha letto nell’Aula Siani del Tribunale di Torre Annunziata (l’udienza si è tenuta ieri, venerdì 10 gennaio) alcuni stralci di intercettazioni avvenute all’interno dell’azienda di Adolfo Greco, imputato, con l’accusa di essere l’anello di congiunzione tra i clan e le vittime di estorsione, insieme al boss dei Cesarano Luigi Di Martino o’ profeta, Attilio Di Somma, Michele e Raffaele Carolei e Umberto Cuomo, tutti esponenti (presunti o tali) della criminalità del circondario stabiese.

Il 29 giugno 2015 – ha raccontato l’ispettore dinanzi al collegio presieduto da Fernanda Iannone – Apuzzo era alla Cil con Adolfo Greco e suo figlio Luigi, quando ha svelato il nome del mandante dell’attentato: «La bomba la fece mettere lui, quel fetente di merda». Per Apuzzo a ordinare l’intimidazione è stato Luigi Di Martino o’ profeta.

L’ordigno però, secondo l’ispettore, è stato piazzato da Attilio Di Somma, all’epoca già detenuto e, in quei giorni, in licenza: «Era arrivato a Castellammare il 21 febbraio ed era andato via il 26». L’esplosione non rappresenta l’unico episodio intimidatorio, arrivato al culmine di un’escalation di minacce, come raccontato dallo stesso Apuzzo: «Sai quante volte mi hanno sfottuto?», ha chiesto a Greco. E ancora: «Tengo le telecamere nel viale, è venuto il ‘pecorone’». L’ispettore Savarese ha continuato nella sua lettura, ma alcuni passaggi degli audio sono disturbati, in altri si fa riferimento a personaggi che – come ha spiegato l’ispettore stesso –  gli investigatori non sono riusciti ad individuare, altri ancora sono stati compresi solo dopo, mettendo insieme tutti i tasselli del puzzle. «Adolfo Greco – ha dichiarato Savarese – consiglia ad Apuzzo di incontrare il suo aguzzino per parlarci e trovare un accordo», ma senza riscontro positivo. Il titolare della catena di supermercati supponeva di essere monitorato in seguito all’esplosione dell’ordigno, se fosse stato visto in compagnia di Di Martino l’eventuale accordo sarebbe stato scoperto.

Nel frattempo, Michele Apuzzo, insieme ai familiari Antonio, Immacolata, Giovanni Apuzzo, Genoveffa Di Somma e a Bodgan Lutam è stato iscritto nel registro degli indagati per bancarotta fraudolenta ed evasione fiscale. A giugno 2019 l’inchiesta, a firma dei pm Orlandi, Raimondi e Pavia e condotta dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Napoli, ha portato al sequestro di entrambe le società da loro gestite.

La deposizione di Mario Savarese, che ha ripercorso molti degli episodi già narrati dagli altri testi citati dal pm antimafia Giuseppe Cimmarotta, è iniziata il 10 dicembre e si è protratta per tutta l’odierna udienza. La deposizione è stata così lunga da rendere necessario il rinvio per l’escussione del secondo testimone in programma.

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sabato, 11 Gennaio 2020 - 13:43
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