Copie pirata dei giornali diffuse su Telegram, sequestrati 19 canali. Contestato anche il reato di riciclaggio


Diciannove canali Telegram sequestrati. La guerra ai ‘pirati’ dei quotidiani è cominciata questa mattina, con un provvedimento spiccato su richiesta della procura di Bari. I finanzieri del nucleo di polizia finanziaria e il nucleo speciale della Privacy hanno notificato un «sequestro preventivo d’urgenza» firmato dal procuratore aggiunto Roberto Rossi che mette un punto alla consultazione selvaggia, e gratuita, da parte degli utenti alle copie cartacee dei quotidiani ma anche di riviste e persino di Topolino, copie che sono a pagamento. Nel provvedimento si contestano ai gestori di Telegram, ancora da ‘identificare’, i reati di riciclaggio, ricettazione, accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico, furto e violazione della legge sul diritto d’autore. Nello specifico, la procura contesta l’avere distribuito, trasmesso e diffuso «in formato Pdf, riviste, giornali e libri (beni tutelati dal diritto di autore), dopo aver acquisito illecitamente, mediante accesso abusivo al sistema informatico (o comunque con sottrazione illecita ai legittimi detentori) decine di migliaia di files, a fini di lucro (costituito dalla cessione dei dati personali a fine pubblicitario), immettendoli in decine di canali Telegram, liberamente accessibili al pubblico».

Pochi giorni fa la Fieg aveva chiesto la rimozione di tutte le edizioni digitali di testate pubblicate su Telegram, nonché di sospendere l’accesso all’intera piattaforma. Una richiesta, quest’ultima, che l’Agcom ha spiegato di non potere attuare. «Allo stato attuale della legislazione un provvedimento di blocco indiscriminato – aveva precisato l’Agcom – appare sprovvisto del necessario requisito». Per legittimare un intervento diretto, sarebbe, secondo l’Autorità, necessaria una modifica della normativa che consenta di considerare stabiliti in Italia gli operatori che offrono tali servizi, in modo da poter adottare ordini di rimozione selettivi dei contenuti caricati in violazione del diritto d’autore.
Ad ogni modo l’intervento della procura di Bari con la chiusura di 19 canali che offrivano copie ‘pirata’ rappresenta un primo passo per tutelare le aziende editoriali e i giornalisti. Il danno stimato dalla Fieg per gli editori dei giornali è di 670mila euro al giorno (anche se è un calcolo che dà per scontato che senza Telegram gli utenti avrebbero acquistato le copie regolari dei giornali).

Resta, tuttavia, aperto un problema di natura culturale, quello che ha spinto milioni di utenti a ‘cibarsi’ tutti i giorni, in maniera gratuita, di giornali, nel totale dispregio del lavoro profuso da chi ogni giorno offre informazione. Le copie ‘pirata’ su Facebook sono solo la punta dell’iceberg. Quotidianamente si assiste a singoli articoli di giornali che rimbalzano sulle bacheche dei social network, dopo che è stato fatto lo screenshot. E quotidianamente i singoli articoli di interesse vengono condivisi nelle chat di gruppo di WhatsApp. Un giro vorticoso di condivisioni che allo stesso modo penalizza i giornali, nell’indifferenza di un’opinione pubblica che troppo spesso si trincera dietro l’alibi della presunta scarsa qualità dei giornali per giustificare il fatto di non volere spendere al massimo 1,50 euro. E, allora, oltre agli interventi della magistratura, si dovrebbe iniziare a lavorare su questo problema di mentalità, affinché il lettore riscopra e comprenda non solo l’importanza del ruolo (appannato) dell’informazione ma soprattuto il rispetto verso chi lavora per consentire all’opinione pubblica di alimentare la sua coscienza civile.

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lunedì, 27 Aprile 2020 - 13:58
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