Mozione di sfiducia a Bonafede, Bonino in Aula: «La giustizia non è un mezzo di lotta politica, lei diffonde paura e sospetto»

Alfonso Bonafede
Alfonso Bonafede, il ministro della Giustizia

Il senatore Pasquale Pepe della Lega alza il tono di voce, si infervora. Riscalda nuovamente la minestra dei boss scarcerati per accusare il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede di avere reso l’Italia un paese meno sicuro e per sostenere come il Guardasigilli abbia «creato un mostro (il Dap, ndr) che con il suo silenzio ha consentito la scarcerazione di pericolosi boss». E, dunque, conclude ribadendo la necessità di mandare a casa Bonafede.

Emma Bonino, invece, prende la parola subito dopo. Ha un tono di voce pacato. Non serve urlare. A lasciare il segno nell’Aula del Senato è il peso, misurato e ingombrante, delle sue parole. Quelle che motivano la presentazione della mozione di sfiducia a Bonafede cosiddetta ‘garantista’. «Le ragioni della nostra posizione sono rappresentate dalla distanza letteralmente siderale tra quello che noi pensiamo della giustizia e ciò che lei (il riferimento è a Bonafede, ndr) ha dimostrato di pensare. La giustizia è un’istituzione di garanzia dei cittadini, imputati e condannati compresi, non un mezzo di lotta politica, di rivoluzione sociale, né tantomeno di moralizzazione civile», dice Emma Bonino.

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«Non ci rassegniamo all’idea che la giustizia sia la pretesa punitiva dello stato e che qualsiasi mezzo possa essere giustificato per questo fine. L’idea che la giustizia coincide con le manette, che la pena coincida con la galera non ci appartiene. Non ci appartiene la logica secondo la quale il sospetto è l’anticamera della verità – incalza Emma Bonino -. Ora signor ministro il sospettato è diventato lei, e a diffondere il sospetto è stato un magistrato. Come tutti i propagatori della cultura del sospetto, non immaginava di diventare vittima. Ebbene, noi oggi non chiediamo le sue dimissioni perché lei è sospettato, ma perché non vogliamo che il ministro della giustizia sia un rappresentante della cultura del sospetto». «Noi vogliamo una giustizia che non faccia paura ai cittadini ma che restituisca la fiducia nel giusto processo e nella corretta amministrazione», osserva Bonino. E questa giustizia è una giustizia che Bonafede – insiste la senatrice – non rappresenta: «Se rimarrà in via Arenula, lei continuerà a diffondere la paura della giustizia. Dove finita la riforma promessa del Csm? Dov’è finita la riforma del processo penale?».

Nel suo discorso Emma Bonino rivolge poi una critica al Partito democratico, che ha invitato a non votare la mozione di sfiducia perché ciò significherebbe fare cadere il governo, e in maniera sottile un messaggio a Italia Viva, che ufficialmente non ha ancora deciso se salvare il Guardasigilli oppure no. « A quanti mi diranno che non si può sfiduciare il ministro per non mettere in discussione il governo, ricordo che qui si discute di altro: di quale politica della giustizia serva a questo paese. io inviterei tutti a considerare che l’Italia non ne avrebbe nessun giovamento se si perseguisse con questa politica di giustizia. non può essere l’unica risposta ‘non si può far cadere il governo’».
Con la presentazione delle due mozioni di sfiducia, si è dunque aperto il dibattito nell’Aula del Senato che precederà il voto. (Leggi gli aggiornamenti sul dibattito in Senato: Mozione sfiducia a Bonafede, Mirabelli (Pd) contesta le opposizioni e sorvola sui punti della Bonino. Appello al Guardasigilli; Leggi anche:  Sfiducia, Renzi salva Bonafede: «Chiara occasione di vendetta, ma siamo diversi. Basta però col ministro dei giustizialisti»)

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mercoledì, 20 Maggio 2020 - 10:18
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