Sant’Antimo, per i pm il boss Puca era socio delle imprese dei fratelli Cesaro. Indagata anche l’anziana madre del boss

Carabinieri

Un’indagine complessa, che fa luce in particolare su un periodo lungo tre anni (dal 2016 al 2019) e sulla commistione tra politica, camorra e impresa nel tessuto sociale ed economico di Sant’Antimo. Un’indagine che svela il presunto e datato rapporto tra la famiglia Cesaro, imprenditori e politici, ed il clan Puca, facendo leva soprattutto sulle testimonianze rese da collaboratori di giustizia in particolare sulla partecipazione del clan di camorra nel centro polidiagnostico “Igea”  e nella galleria commerciale “Il Molino”: entrambe le società, secondo la procura, sarebbero società di fatto tra i Cesaro (per gli inquirenti solo formali titolari) e il capoclan Pasquale Puca, detto Pasqualino ‘o minorenne. Il rapporto si sarebbe incrinato, a dire degli inquirenti, quando, al venir meno di pregressi accordi, i Puca reagirono con un attentato al centro Igea nell’aprile del 2014 ed esplodendo colpi di pistola contro l’auto di Aniello Cesaro in sosta in un autolavaggio, nell’ottobre del 2015.

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L’elenco dei reati contestati (a vario titolo) agli indagati è lungo: associazione mafiosa e concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione elettorale, tentato omicidio, porto e detenzione di armi da fuoco e di esplosivo, danneggiamento, trasferimento fraudolento di valori, estorsione, minaccia, turbata libertà degli incanti, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, favoreggiamento personale, rivelazione di segreti d’ufficio, tutti reati commessi al fine di agevolare le attività dei clan camorristici Puca, Verde e Ranucci operanti nel Comune di Sant’Antimo e limitrofi.

Il provvedimento cautelare dispone la custodia cautelare in carcere per 38 indagati, la misura degli arresti domiciliari per 18, della presentazione alla Polizia Giudiziaria per due e della sospensione dai pubblici uffici per uno. Indagata anche l’anziana madre del capo clan  Pasquale Puca, donna che, destinataria della misura della presentazione alla Pg, è chiamata a rispondere del reato di ricettazione aggravata dalla finalità mafiosa per aver nel tempo ricevuto danaro proveniente dai fratelli Cesaro, frutto delle società di fatto esistenti tra gli imprenditori e il figlio.

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martedì, 9 Giugno 2020 - 11:19
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