Omicidio Vannini, si torna in aula: attesa la deposizione della fidanzata del giovane Ciontoli, adesso è una testimone

Marco Vannini, il 20enne rimasto ucciso da un colpo di pistola esploso accidentalmente dal padre della sua fidanzata

L’udienza è di quelle attesissime. Oggi, a Roma, riprende il processo di Appello bis sulla morte di Marco Vannini, il 20enne di Cerveteri ucciso da un proiettile il 18 maggio del 2015 nella villetta della famiglia Ciontoli a Ladispoli. In programma vi è la testimonianza di Viola Giorgini, fidanzata di Federico Ciontoli, che quella maledetta sera era a casa dei Ciontoli. La ragazza è stata inizialmente accusata di omissione di soccorso, ma è stata assolta sia in primo che in secondo grado. Proprio l’assoluzione divenuta definitiva cambia adesso il ruolo processuale di Viola, convocata in aula non più come imputata ma come persona informata sui fatti: a citarla sono stati gli avvocati della difesa, rappresentata dagli avvocati Andrea Miroli e Pietro Messina.

Sul banco degli imputati resta tutta la famiglia Ciontoli: Antonio, ex militare distaccato ai servizi, che ha premuto il grilletto accidentalmente, la moglie Maria Pizzillo, i figli Federico e Martina, quest’ultima fidanzata di Marco. Il 7 febbraio scorso la Cassazione accogliendo la richiesta delle parti civili e della procura generale dispose un nuovo processo in Appello per il riconoscimento dell’omicidio volontario con dolo eventuale, discostandosi quindi dalla precedente sentenza che aveva inquadrato la morte di Marco come omicidio colposo. n sostanza, la morte di Marco, come sostenuto dalle consulenze mediche, si sarebbe potuta evitare se i soccorsi fossero intervenuti tempestivamente. Ad uccidere il 20enne non sarebbe stato, quindi, il solo colpo di pistola esploso in bagno “per errore” da Antonio Ciontoli, ma anche i ritardi nei soccorsi, dovuti a loro volta secondo la Cassazione da una serie di depistaggi e errori che costarono a Marco Vannini oltre tre ore di tremenda agonia.

A gennaio del 2019 il primo processo d’Appello aveva stabilito la riduzione da 14 a 5 anni di reclusione per l’ex militare, derubricando l’accusa da omicidio volontario a colposo. Per gli altri tre imputati, i due figli e la moglie, le condanne erano state fissate a tre anni. Con l’annullamento di questa sentenza emessa a febbraio dalla Cassazione ora dovra’ essere rivista la posizione di tutti e quattro.

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mercoledì, 9 Settembre 2020 - 09:09
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