Mentre il Coronavirus costringeva l’Italia al lockdown e le imprese abbassavano le saracinesche a colpi di Dpcm, c’era chi, proprio approfittando della situazione di estrema emergenza, faceva leva sul bisogno di commercianti e imprenditori per allungare i propri tentacoli criminali. Nella Penisola Sorrentina sei titolari di piccoli imprese locali in difficoltà sono finiti nelle maglie di un gruppo di usurai che, in cambio di prestiti di denaro che erano come ossigeno per quelle attività boccheggianti, chiedevano tassi di interesse mensili ben superiori a quelli di una normale finanziaria. Il giro di usura è stato scoperto e fermato dai carabinieri che questa mattina hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di cinque persone. Tre uomini e una donna sono finiti in carcere, un’altra donna, in stato interessante, si trova ai domiciliari mentre per una sesta persona è scatato l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Gli indagati sono di Vico Equense e Castellammare di Stabia.
Determinanti per gli inquirenti sono state le intercettazioni ma soprattutto il rinvenimento di ‘libri-mastri’ su cui gli usurai annotavano nomi delle vittime e importi versati. Dall’analisi di questi registri contabili i carabinieri hanno dedotto che a fronte di prestiti che andavano da mille a due mila euro, gli strozzini chiedevano interessi mensili del 10%.
Le vittime, sei imprenditori locali della Penisola Sorrentina, rintracciati dagli investigatori hanno deciso di denunciare i loro aguzzini; gli stessi che, mentre divampava l’emergenza Coronavirus e loro vedevano le loro attività in sofferenza, non si facevano scrupoli ad azzannare le loro finanze con prestiti usurari.
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martedì, 5 Gennaio 2021 - 14:53
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