Castellammare, luce su un caso di lupara bianca: arrestati 2 killer del clan D’Alessandro. Omicidio per vendetta


Un caso di lupara bianca risolto a sette anni dal delitto. Questa mattina i carabinieri del Nucleo investigativo di Torre Annunziata (Napoli) hanno arrestato Gaetano Vitale, 44 anni, e Giovanni Savarese, 48enne già detenuto, su ordinanza cautelare del gip del Tribunale di Napoli, emessa su richiesta della Dda. I due sono accusati di essere gli esecutori dell’omicidio di Raffaele Carolei, scomparso da Castellammare di Stabia il 10 settembre del 2012.

La vicenda
Secondo quanto è stato ricostruito dagli inquirenti relativamente la scomparsa di Carolei, all’epoca dei fatti 48enne e ritenuto vicino al clan Omobono-Scarpa, quel 10 settembre con uno stratagemma la vittima fu attirata nell’abitazione di Catello Rapicano da Pasquale Rapicano e Gaetano Vitale; avrebbero dovuto discutere di affari legati al traffico di droga, in realtà quel summit si rivelò una trappola per il 48enne su cui pesava la ‘sentenza’ di condanna a morte del clan D’Alessandro che voleva punire l’omicidio di Giuseppe Verdoliva, autista e amico di Michele D’Alessandro. Una volta entrato nell’appartamento, Carolei sarebbe stato bloccato alle spalle da Catello Rapicano e strangolato con una corda da Giovanni Savarese, mentre Gaetano Vitale lo teneva con le mani bloccate per evitare che si liberasse. Un agguato in pieno stile camorrista, poi la lupara bianca per non lasciare traccia della vittima. Il corpo di Carolei sarebbe stato consegnato, dopo essere stato ‘imbustato’, a Gaetano Vitale che in auto, scortato in scooter da Pasquale Rapicano, lo avrebbe consegnato a Pasquale Vuolo. Quest’ultimo lo avrebbe fatto scomparire.

La vedetta
Dalle indagini è emerso anche un retroscena choc. A fare da vedetta per avvisare di eventuali situazioni di pericolo durante l’esecuzione, c’era Giovanni Battista Panariello, all’epoca un ragazzino. Era lui che sorvegliava la strada nei pressi dell’abitazione di Rapicano in cui si stava compiendo l’omicidio.

Il movente
Il clanD’Alessandro voleva vendicarsi della morte di un uomo di fiducia del capo clan Michele D’Alessandro, Giuseppe Verdoliva. La fatwa fu lanciata contro gli affiliati del gruppo contrapposto Omobono-Scarpa di cui Raffaele Carolei faceva parte.

mercoledì, 10 Marzo 2021 - 08:59
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