Mafia, confiscati i beni del cassiere del clan: sottochiave il patrimonio da 10 milioni. Per il Fisco era nullatenente

guardia di finanz

La mafia imponeva con la violenza il suo monopolio nel redditizio settore dei giochi a Messina e nell’hinterland. Un settore che genera proventi per milioni di euro, finito nel mirino della Guardia di Finanza messinese che questa mattina ha eseguito un decreto di confisca nei confronti di un imprenditore (L.V.D. di 60 anni). Il patrimonio messo sotto chiave ammonta a dieci milioni di euro, per l’uomo è scattata anche la sorveglianza speciale, misura di prevenzione della durata di cinque anni.

Secondo gli inquirenti, le cui indagini sono corroborate dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia,  l’imprenditore sarebbe stato parte attiva negli affari della mafia a sud di Messina come referente del clan Trovato del rione “Mangialupi” di Messina; in particolare si sarebbe occupato della gestione delle bische clandestine, nonché nella distribuzione dei videopoker. Dopo la disgregazione dell’originaria compagine associativa per via della carcerazione dei capi e del percorso di collaborazione con la giustizia intrapreso da altri,  L.V.D. avrebbe assunto un controllo pressoché esclusivo delle attività illegali della famiglia, costituendone il punto di riferimento “imprenditoriale” e facendo da contraltare al ruolo “operativo” ricoperto dai fratelli Trovato.

Dopo circa due anni di indagini, nel febbraio 2018, poi confermata in appello a gennaio 2019, è intervenuta la sentenza di condanna a 13 anni di reclusione per associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni, violenza privata, gioco d’azzardo, reati fiscali, usura e lesioni. In altre parole, le investigazioni disposte dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Messina ed eseguite dai militari del Gico hanno documentato come, nonostante le diverse assoluzioni,  L.V.D. risultasse figura di rilievo nel panorama mafioso cittadino, in grado, da un lato, di imporre la collocazione delle apparecchiature presso gli esercizi commerciali della zona, dall’altro, garantire agli esercenti accondiscendenti di poter godere della connessa protezione mafiosa del clan.

Proprio tali qualificazioni consentivano ai Finanzieri, quindi, su delega della Procura della Repubblica di Messina, di avviare mirate investigazioni economico – patrimoniali, tese a quantificare e conseguentemente aggredire l’enorme patrimonio riferibile a L.V.D., non giustificato dai redditi leciti dichiarati al fisco, anche avvalendosi dell’apporto di fidati prestanome, ovvero schermando la proprietà immobiliari attraverso propri familiari. Le indagini, che hanno abbracciato un periodo di 30 anni, hanno dimostrato la presunta non corrispondenza tra redditi dichiarati e patrimonio, consentendo al Tribunale di Messina – Sezione Misure di Prevenzione, di disporre il provvedimento di confisca relativamente a 6 aziende, operanti nel settore del noleggio delle apparecchiature da gioco, della rivendita di generi di monopolio e del settore della produzione e vendita di prodotti dolciari, 19 unità immobiliari, 2 autovetture, 1 gommone e svariati conti correnti, per un valore complessivo di stima di oltre dieci milioni di euro.

L’attività svolta, in conclusione, testimonia il grande impegno dell’Autorità Giudiziaria e della Guardia di Finanza messinese nel delicato settore del contrasto alle organizzazioni criminali, vieppiù di matrice mafiosa, con conseguente aggressione degli enormi illeciti patrimoni accumulati, prima sottoposti a sequestro ed ora sottoposti a confisca, così restituendo alla collettività e all’imprenditoria onesta significativi spazi di legalità.

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mercoledì, 24 Marzo 2021 - 10:10
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