Green Pass falsi venduti su Telegram: pagati fino a 500 euro o con criptovaluta. Ma il ‘pezzotto’ si scopre subito

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Un mercato del falso ‘green pass’ per consentire a chi non intende vaccinarsi di accedere comunque a tutte quelle attività per le quali, a partire da lunedì 6 agosto, è necessaria l’esibizione della certificazione verde. Il business è stato scoperto dalla Polizia Postale che questa mattina, a chiusura dell’operazione ‘Fake Pass’, ha provveduto al sequestro di 32 canali Telegram utilizzati per la vendita dei ‘documenti’ pezzotto. Il sequestro è stato disposto dal gip del Tribunale su richiesta della procura.

Gli utenti – spiega un comunicato – venivano attratti con messaggi come «Ciao, ti spiego brevemente come funziona: attraverso i dati che ci fornisci (nome e cognome, residenza, codice fiscale e data di nascita) una dottoressa nostra collaboratrice compila un certificato vaccinale e (quindi sì, risulti realmente vaccinato per lo Stato) e da lì il Green pass».

Gli indagati, allo stato, sono quattro. Tra questi vi sono anche due minori. Tutti erano gestori di diversi canali Telegram attraverso i quali si snodava l’affare. Nei loro confronti sono state mosse le accuse di truffa e falso. Le indagini sono scaturite da un capillare monitoraggio della rete internet. L’attività investigativa ha consentito di verificare come in migliaia fossero iscritti su queste piattaforme. Accertato anche il prezzo del green pass fasullo: la certificazione si poteva pagare in criptovaluta o buoni acquisto di piattaforme per lo shopping on-line, ad un prezzo compreso tra i 150 ed i 500 euro.

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L’indagine non è conclusa: si punta all’identificazione degli amministratori di ulteriori canali individuati oltreché degli acquirenti. Acquirenti peraltro assai sprovveduto. Come sottolineato dalla Polizia Postale, qualsiasi certificato Green Pass originale non può essere falsificato o manomesso poiché ogni certificazione viene prodotta digitalmente con una chiave privata del Ministero della Salute che ne assicura l’autenticità.

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Ad ogni controllo con la preposta App ufficiale VerificaC19, viene interrogata la banca dati ministeriale contenente l’elenco ufficiale della popolazione vaccinata e, di conseguenza, un Qr-Code generato con una certificazione non autentica, non supererebbe la procedura di verifica. In pratica gli acquirenti che pensavano di fare i furbi hanno sprecato soldi e concorso in un reato. Non solo: per gli acquirenti vi è anche il rischio di vedere utilizzati da terzi i dati personali per la commissione di truffe.

Sulla vicenda è intervenuto anche l’onorevole Lucia Ronzulli, vicepresidente del gruppo Forza Italia al Senato e responsabile del movimento azzurro per i rapporti con gli alleati: «La vendita online di falsi green pass è un reato gravissimo che compromette la sicurezza sanitaria del Paese. Grazie all’eccellente lavoro della Polizia Postale, con l’operazione ‘Fake pass’, sono già stati individuati molti dei responsabili di questa tentata strage. Per questi farabutti che attentano alla salute pubblica ci vogliono pene esemplari, perché non si può tollerare che nel bel mezzo di una pandemia ci sia chi lucri rischiando di compromettere tutti gli sforzi e i sacrifici fatti finora». Lo dichiara la vicepresidente del gruppo Forza Italia al Senato e responsabile del movimento azzurro per i rapporti con gli alleati, Licia Ronzulli.

lunedì, 9 Agosto 2021 - 14:37
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