Voli Capodichino, ricorso anti rumore di 6 cittadini: citati in tribunale Gesac, Enac, Enav e ministero Trasporti

di Giorgio Pari

Voli a bassa quota e rumori a tutte le ore. Sei cittadini, con ricorso d’urgenza al tribunale civile di Napoli, invocano la tutela del diritto alla salute. Domani 22 dicembre l”udienza davanti al giudice. Convenuti in giudizio sono Gesac, gestore dello scalo di Capodichino, il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, l’Enac (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile) e l’Enav (azienda pubblica di servizi alla navigazione aerea civile). In via cautelare, i ricorrenti chiedono «la cessazione delle immissioni intollerabili», mediante «adozione di qualsivoglia misura». Compreso «il divieto di sorvolo, fino a quando non si saranno adottate misure tecniche» per impedirle.

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Tra chi ha adito le vie legali, anche Stefania Cappiello, presidente del comitato No Fly Zone, e Antonio Di Gennaro, delegato provinciale mobilità di Assoutenti Campania. Ai comparenti, «per il rombo dei motori degli aerei in passaggio (decollo ed atterraggio), a poche centinaia di metri di altezza dalle loro abitazioni – sostiene la memoria di costituzione -, è impedita ogni normale e quotidiana attività che si svolge in una casa, come riposare, leggere un libro, guardare la televisione o semplicemente parlare a telefono». Cappiello, ad esempio, sostiene di essere «disturbata anche nel suo lavoro di consulente finanziario che svolge molto a telefono ed in videoconferenza». Al riguardo, c’è agli atti un video del passaggio di un aereo. Dalle immagini si comprenderebbe «sia la distanza ravvicinata del velivolo sia il livello di rumore assordante che provoca».

Il ricorso cita anche le recenti dichiarazioni dell’ad di Gesac, Roberto Barbieri. Uno studio della società, relativo alle nuove rotte, consentirebbe un taglio del rumore del 43% sulla città Napoli. Tuttavia, secondo Barbieri, adesso le proteste arriverebbero da Chiaiano e da altri comuni a nord del capoluogo, come Marano. «Ciò a dimostrazione del fatto che – affermano i ricorrenti – anche l’Ad della società di gestione aeroportuale è consapevole della grave situazione che si è creata con la crescita esponenziale dello scalo di Capodichino; del resto, la serie storica dei movimenti rinvenibili sul sito di Assoaeroporti (al seguente link: https://assaeroporti.com/statistiche_202310/ ) dimostra l’incredibile incremento raffrontando il traffico aereo degli anni». Ad ottobre 2023, infatti, lo scalo di Capodichino avrebbe «già totalizzato ben 79.401 movimenti». Così, l’aeroporto si appresterebbe «a superare gli 84.000 movimenti che, come dichiara l’Enac» in un allegato, depositato in giudizio, «è il limite massimo fissato nel 2018».

Per i ricorrenti, «Capodichino, nonostante abbia una sola pista è l’unico d’Italia autorizzato a 30 movimenti (decolli ed atterraggi) all’ora, quindi, un sorvolo sulla città metropolitana ogni due minuti». Tra le carte, anche verbali della commissione aeroportuale antirumore. In uno di questi «si legge che l’ente di controllo ha notificato 50 verbali per violazione della procedura antirumore ed altri 10 sono in corso di notifica, mentre la Gesac ‘rappresenta che, negli ultimi 15 anni, i passeggeri sono cresciuti di 5,5 volte il numero di movimenti, passando da 5,7 a 11 milioni, mentre il numero di voli è 4 cresciuto del 16%, da 73mila a 84mila movimenti annui». Secondo il ricorso, si dimostrerebbe «come il conseguente rumore proveniente dal sorvolo di aerei, se prima era sporadico, adesso è divenuto sistematico e continuativo con conseguente compromissione della vita e della salute».

I quattro convenuti, dal canto loro, contestano tutti legittimità e fondatezza del ricorso. L’Enac asserisce che «nessuna della presunte compromissioni al diritto alla salute è supportata da prove». Peraltro, «il rispetto della normativa antirumore» sarebbe testimoniato «dagli enti preposti». A partire dal Ministero dell’Ambiente, come risulterebbe da una riunione della commissione antirumore dell’aeroporto. Il gestore invece sottolinea: è «l’autorità amministrativa e non Gesac, attendendosi ai parametri normativi, all’esito di un procedimento amministrativo, a definire le rotte in atterraggio e in decollo». E ritiene inammissibile il ricorso, chiedendo di dichiarare il difetto di giurisdizione del giudice ordinario, in favore di quello amministrativo. Si chiama fuori anche il Mit, appellandosi alla «normativa primaria in materia di rotte e sorvolo aereo», per la quale «non sussiste competenza alcuna ministeriale». Stessa linea per l’Enav, che riporta di non avere «alcuna competenza istituzionale in ordine alla regolamentazione dell’inquinamento acustico derivante dal traffico aereo ed alla vigilanza sul rispetto delle procedure antirumore».

giovedì, 21 Dicembre 2023 - 21:56
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