Corte dei conti Campania, l’affondo di Oricchio: «La paura della firma non c’entra, nuove norme deresponsabilizzano solo»


Alla vigilia dell’apertura dell’anno giudiziario della Corte dei conti – la cerimonia è in programma mercoledì 28 febbraio – arriva un affondo da Michele Oricchio, presidente della sezione giurisdizionale della Campania. «Noi ci apprestiamo a celebrare l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2024 e racconteremo quella che è stata l’attività dello scorso anno, un’attività con importanti riflessi nella vita degli enti pubblici della regione -afferma il magistrato contabile -. Un’attività però sempre più difficoltosa da svolgere. I problemi non sono recenti, vengono da lontano. Ho sempre ritenuto che la riforma del titolo V della Costituzione del 2001 che ha allentato molto i controlli amministrativi e consentito una proliferazione degli enti pubblici, che sono enti di spesa, ha reso sempre più difficile l’attività di controllo della qualità e anche della quantità di questa spesa». Questo fenomeno «si è andato ingrossando negli anni e poi è esploso durante la pandemia quando si sono dovuti allentare una serie di vincoli che pure erano stati introdotti per cercare di tenere a freno la spesa pubblica. Fra questi allentamenti anche quello della responsabilità amministrativa dei dipendenti degli enti pubblici».

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I dipendenti pubblici «hanno l’obbligo, come tutti i cittadini, di rispondere per dettato costituzionale delle azioni che compiono nell’esercizio delle funzioni pubbliche quando si rivela dannoso per la pubblica amministrazione – spiega Ooricchio -. E la Corte dei conti è il giudice naturale di questo genere di vicende. Negli ultimi anni, dal Covid in poi, per le condotte attive dei dipendenti pubblici si è introdotto il cosiddetto scudo erariale, cioè la limitazione delle responsabilità per le condotte attive ai soli casi di dolo cioè quando si è deliberatamente voluta la causazione di un danno. Questo genere di costruzione teorica è veramente irragionevole: quando c’è una dolosa volontà di cagionare un danno molto spesso si commettono anche reati. Si tratta di fatti che vengono innanzitutto attenzionati dalle procure. Noi invece abbiamo sempre avuto come ‘core business’ i fatti dannosi causati da inescusabili negligenze per l’inosservanza delle regole minime del buona amministrazione. Bisogna agire – si diceva – con la diligenza del buon padre di famiglia anche quando si agisce come dipendente pubblico». Il presidente ricorda: «Questo è il nostro scopo fondamentale: indirizzare le buone pratiche amministrative. Dal luglio del 2020, purtroppo, i governi e i parlamenti che si sono succeduti hanno iniziato ad amplificare la cosiddetta ‘paura della firma’ e quindi hanno eliminato fino alla fine dell’anno questo genere di responsabilità con il decreto “mille proroghe”. Quindi siamo a quattro anni e rotti di mancanza di responsabilità per “colpa grave”: la narrazione che si fa è che serve per eliminare la paura della firma».


Ma in questi «quattro anni non abbiamo notato un miglioramento l’efficienza dell’amministrazione e allora significa che non è un problema di ‘paura della firma’ ma veramente si rischia di una deresponsabilizzazione di chi opera con il denaro pubblico. Ritengo si tratti di un fatto particolarmente grave. Io, con orgoglio, devo rivendicare il fatto che la sezione giurisdizionale per la Campania qualche mese fa, per prima e unica volta, ha superato la riflessione, durata mesi, ha rotto gli indugi e ha sollevato la questione di legittimità costituzionale sulla prima di queste norme che si sono ripetute chiedendo alla Suprema Corte se siano compatibili con i principi di efficienza della pubblica amministrazione, di responsabilizzazione dei dipendenti pubblici e di buon andamento complessivo del sistema, che vanno valutati anche relativamente al nuovo articolo 81 della Costituzione che impone alle pubbliche amministrazioni di concorrere nella riduzione del deficit pubblico».


Secondo Oricchio «dando per prevalente la logica di ‘fare purché si faccia’, oltre ad avere il rischio di trovarci con opere non attente a soddisfare i bisogni dei cittadini ma realizzate solo perché si spenda, abbiamo anche un problema di possibile incremento del deficit pubblico, già pesantissimo. Non dimentichiamo che le ultime opere pubbliche che si stanno realizzando adesso sono finanziate con il Pnrr, che è un programma che usa fondi europei per 2/3 dati in prestito e che dovranno restituire le future generazioni. Mi pare che anche questo aspetto di solidarietà intergenerazionale non sia stato minimamente tenuto in considerazione quando si prolunga, ormai da anni, questa forma di ‘franchigia da responsabilità’ ingiustificabile semplicemente soltanto con la ‘paura della firma’».


Il magistrato sottolinea che «le procure della Corte dei conti non sono mai state particolarmente barricadere: hanno sempre cercato di concentrarsi su fatti più rilevanti. Dunque nelle attività delle procure, non si può trovata la giustificazione per questa norma che, in sostanza, rischia di minare il buon andamento della pubblica amministrazione».

Al legislatore Oricchio direbbe «che dovremmo lavorare in una logica di leale collaborazione sapendo che siamo interessanti al buon andamento dello Stato e in genere della pubblica amministrazione. Dovremmo avere un pò più di attenzione nelle riforme che andiamo ad adottare, confrontandoci apertamente senza riserve mentali, per individuare quelle più utili al Paese. Altrimenti anche la ripresa del patto di stabilità porterà problemi enormi per la tenuta della finanza pubblica. E neppure si può continuare a coprire i buchi della finanza pubblica con livelli di tassazione che sono tutt’ora molto elevati per i contribuenti onesti».

lunedì, 26 Febbraio 2024 - 23:03
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