Spaccio di droga davanti ai bambini Cocaina reclamizzata su un palazzo Blitz contro i pusher di Frosinone


La cocaina ‘cotta’ era il prodotto più ricercato dai tossici in quelle palazzine di edilizia popolare di Frosinone, in via Bellini. Cocaina in forma di crack da fumare: costo 20 euro per una pallina di 0,30 grammi. E il prodotto era così forte che l’organizzazione che la smerciava era arrivata a reclamizzarla pubblicamente: sopra le mura di un palazzo di quel posto dimenticato da Dio c’era addirittura una scritta che ne reclamizzava il prezzo e il peso. Immagine che la dice lunga sul senso di impunità che animava la holding.
Su quella holding, stamattina, si è abbattuta la scure della procura e della Polizia. Tredici persone sono state arrestate e condotte in carcere in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare per i reati di associazione a delinquere finalizzata alla detenzione e spaccio di sostanze stupefacente. In manette sono finite due donne di Frosinone e persone di nazionalità romena, quasi tutti dimoranti nello stabile interessato dalla spaccio. Erano loro ad occuparsi del business. La cocaina, invece, la fornivano due due albanesi, padre e figlio operanti nella Capitale, anch’essi colpiti dal provvedimento di custodia cautelare in carcere: la droga viaggiava lungo l’asse Roma-Frosinone a bordo di mezzi appositamente modificati, con la realizzazione di vani segreti ove occultare lo stupefacente, i cui quantitativi variavano tra i 100 ed i 500 gr al giorno. L’organizzazione della vendita, oltre che il marketing pubblicitario, prevedeva la predisposizione di turni per gli associati addetti al ruolo di vedetta, con il compito di indirizzare gli acquirenti e dare l’allarme in caso di arrivo di forze dell’ordine, ed altri addetti alla vendita, al confezionamento delle dosi ed alla tenuta della contabilità. Uno degli appartamenti del palazzo di edilizia residenziale pubblica era stato destinato a base per il confezionamento delle dosi di droga e punto vendita, protetto da una porta blindata, ulteriormente rinforzata da una catena, per consentire la minima apertura necessaria solo allo scambio dose/soldi. La piazza di spaccio era aperta h24. La vendita avveniva alla luce del sole, anche davanti ai bambini del quartiere, che prendevano lo scuolabus la cui fermata era situata proprio davanti al palazzo ove avveniva lo spaccio, o che si recavano nella limitrofa scuola elementare e materna. Per quest’ultima circostanza, agli indagati accusati di associazione a delinquere è stata contestata l’ulteriore aggravante specifica, prevista nelle ipotesi in cui lo spaccio avvenga in zone limitrofe ad istituti scolastici.

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lunedì, 4 Giugno 2018 - 13:01
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