‘Resit’, la discarica inquinata: condannato in Appello Chianese, assolto Giulio Facchi

(foto Kontrolab)

Le accuse di disastro ambientale e inquinamento delle acque sono state confermate. E’ stata confermata la tesi della Direzione distrettuale antimafia di Napoli sull’avvelenamento della discarica ‘Resit ‘di Giugliano negli anni della prima emergenza rifiuti in Campania. Solo in relazione ad una posizione l’impostazione accusatoria è franata: Giulio Facchi, l’ex subcommissario all’emergenza rifiuti, è uscito indenne dal processo.

I giudici della quarta sezione della Corte d’Assise d’Appello di Napoli (presidente Roberto Vescia) lo hanno assolto dall’accusa di disastro ambientale; l’inquinamento delle acque è stato considerato un reato colposo e per questa fattispecie è scattata la prescrizione. In primo grado Facchi era stato condannato a 5 anni e 4 mesi di reclusione perché la Corte d’Assise ritenne che Facchi concesse all’imprenditore Cipriano Chianese, tra il 2001 ed il 2003, di ampliare del venti per cento le volumetrie della “Resit” per portarvi rifiuti speciali con la conseguenza che negli invasi già congestionati si mescolassero i rifiuti pericolosi con quelli urbani. Facchi è stato difeso dagli avvocati Riccardo Polidoro e Alessandra Cangiano.

Condannato a 18 anni di reclusione, come da richiesta del sostituto procuratore generale, l’imprenditore Cipriano Chianese, imprenditore considerato al soldo dei Bidognetti e proprietario dell’area Resit. In primo grado Chianese fu condannato a 20 anni. Quindici anni sono stati disposti per il bidognettiano Gaetano Cerci, che in primo grado rimediò 16 anni. Condannato a dieci anni (in primo grado gli erano stati inflitti 12 anni, ndr) Remo Alfani.
Oltre a quella di Facchi sono state disposte le assoluzioni dei tre imprenditori di origini casertane Generoso, Raffaele ed Elio Roma, a cui in primo grado, vennero inflitti rispettivamente, 5 anni e mezzo ai primi due e sei all’ultimo.

Secondo quanto sostenuto dalla Dda, nella discarica “Resit” sarebbero state sotterrate 341 mila tonnellate di rifiuti speciali pericolosi, a cominciare dai fanghi dell’Acna di Cengio; 160 mila e 500 tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi; 305 mila tonnellate di rifiuti solidi urbani. E gli sversamenti sarebbero continuati fino al 2008, anche se il sito era stato posto sotto sequestro quattro anni prima.

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giovedì, 17 Gennaio 2019 - 18:39
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