La morte di Norina tradisce Marco Di Lauro Tamburrino al pm: «Ero andato da lei per uccidermi, ho sparato a occhi chiusi»

Procura di Napoli (foto Kontrolab)
di Manuela Galletta

Un punto di contatto. Una «fibrillazione nelle attività tecniche», per dirla con le parole del questore Antonio De Iesu, che erano già in corso da tempo allo scopo di catturare Marco Di Lauro. La ‘primula rossa’ di Secondigliano, in fuga da 14 anni, è capitolata a seguito dell’omicidio di una donna, l’omicidio della 33enne Norina Matuozzo, madre di due figli. L’ha uccisa ieri mattina il marito, Salvatore Tamburrino, e da quel momento in poi la storia delle ricerche di Marco Di Lauro ha imboccato una direzione inaspettata. Il colpo di accelerazione l’hanno dato le intercettazioni, l’ha data qualche frase di troppo ascoltata dagli investigatori e nella quale si legavano le sorti di Tamburrino e Di Lauro. Sì, perché Tamburrino è sempre stato un fedelissimo di Marco Di Lauro e, con buona probabilità, era anche la persona addetta alla sua latitanza. Magari ne era il portavoce. Ecco perché quando ai vertici del clan di Secondigliano è giunta voce che Tamburrino avesse ammazzato la compagna, la priorità è diventata separare i destini del boss dal suo fedelissimo. Cambiare covo, trovare una località di cui Tamburrino non fosse a conoscenza. Allo scopo di evitare che l’uomo potesse pentirsi e rovinare Di Lauro. Si è parlato troppo, in quelle intercettazioni. E prima che Di Lauro venisse messo in sicurezza, è scattato il blitz.

Che sia andata così lo ha detto ieri il questore Antonio De Iesu in conferenza stampa, ma lo dice anche il verbale di interrogatorio reso da Tamburrino sulla morte di Norina Matuozzo. In quel verbale non c’è traccia di una sola parola pronunciata da Tamburrino sul nascondiglio di Di Lauro. In quel verbale, ad essere precisi, non si parla affatto di camorra, di clan Di Lauro, di legami di Tamburrino con Marco Di Lauro. Il che smentisce la pericolosa voce che ieri è pure circolata su qualche sito di informazione, che ipotizzava una confidenza fatta da Tamburrino alle forze dell’ordine allo scopo di salvarsi da una futura condanna. Scenario inesistente. E lo dimostra anche il fatto che Tamburrino è attualmente un detenuto comune nel penitenziario di Poggioreale, lo stesso carcere dove è stato trasferito Marco Di Lauro nell’attesa di affrontare l’interrogatorio di garanzia rispetto alle due nuove ordinanze di custodia cautelare in carcere che gli sono state notificate. Se si fosse pentito, se avesse aiutato gli investigatori a catturare Di Lauro, Tamburrino sarebbe ora sotto protezione. E lo sarebbero i suoi parenti più stretti, che invece sono tutti a casa loro. «Quella della collaborazione del mio assistito è una storia destituita di fondamento – sottolinea l’avvocato Domenico Smarrazzo, legale di Tamburrino – E purtroppo è una storia che rischia di creare pericolose conseguenze».

Tamburrino affronterà tra martedì e mercoledì l’udienza di convalida del fermo e, salvo colpi di scena, confermerà l’ampia confessione che ha reso sabato pomeriggio in Questura alla presenza del pubblico ministero Vergara. Una confessione che racconta una storia drammatica. Norina Matuozzo l’aveva lasciato perché aveva appreso di una storia extraconiugale del marito, e così s’era trasferita a casa dei genitori in via Giovanni Papa XXII nel parco ‘Queen’ di Melito. Ieri mattina Salvatore Tamburrino l’ha raggiunta qui. Per implorare il suo perdono ma, soprattutto, per farla finita. Tamburrino ha spiegato che aveva redatto testamento, ha spiegato che la mattina aveva acquistato la pistola che ha portato a casa di Norina per uccidersi. Ha spiegato, ancora, che aveva invitato Norina in un’altra stanza perché voleva togliersi la vita davanti a lei e non anche davanti ai suoceri che erano in casa. Ma quando Norina ha rifiutato, Salvatore Tamburrino dice di aver perso la testa: «Ho chiuso gli occhi e ho sparato tre volte. Volevo spaventarla». Invece quei tre colpi di pistola hanno raggiunto Norina e l’hanno uccisa. Una tragedia. Che continua con la fuga di Salvatore Tamburrino verso lo studio dell’avvocato Domenico Smarrazzo di Giugliano, dove l’uomo minaccia nuovamente il suicidio. «Era armato e ha minacciato di uccidersi nel mio studio», ha raccontato l’avvocato. Momenti di tensione, superati grazie al legale che ha riportato Tamburrino alla calma accompagnandolo poi in Questura.

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domenica, 3 Marzo 2019 - 14:26
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