Inchiesta sullo stupro nella Circum,
parla la ragazza: «Delusa e amareggiata»
Di Maio contro i giudici: «Vergogna»

Circumvesuviana
di Manuela Galletta

Valentina (il nome è di fantasia) vive barricata in casa. Da quel pomeriggio del 6 marzo, quando un passante la notò in lacrime seduta su una panchina del binario 3 della stazione principale di San Giorgio a Cremano e le prestò soccorso, non è uscita dalla sua abitazione se non per sottoporsi a visite mediche, incontrare gli psicologi e raggiungere la procura della Repubblica di Napoli dove ha affrontato un delicato interrogatorio.

Suo padre vuole portarla via da Portici (dove abitano), vuole portarla il più lontano possibile da quella stazione di San Giorgio a Cremano dove Valentina ha raccontato di aver subito violenza sessuale da parte di tre ragazzi che già un mese prima avevano provato ad aggredirla. Andare via per cercare di dimenticare. Per cercare di lasciarsi alle spalle una storia che da un punto di vista giudiziario ha preso una piega inaspettata. Due dei tre ragazzi arrestati l’8 marzo scorso con l’accusa di stupro di gruppo sono stati scarcerati dal Tribunale del Riesame di Napoli (si tratta di Alessandro Sbrescia e di Antonio Cozzolino; Raffaele Borrelli è ancora in attesa di Riesame), ma le ragioni alla base della decisione saranno note solo nei prossimi giorni. Formulare, dunque, qualsiasi ipotesi sul percorso effettuato dai giudici della Libertà per arrivare ad una decisione così dirompente sarebbe un azzardo nonché sbagliato.

Resta, dunque, la cronaca degli eventi. Una cronaca complicata da riportare. Resta la storia di una ragazza, Valentina, che si dice «delusa e amareggiata» per la decisione del Riesame. «Non riesco a comprendere come sia possibile prendere una decisione del genere, che mi fa solo pensare che non sono stata creduta nel mio racconto», fa sapere la ragazza attraverso l’avvocato Maurizio Capozzo. Resta la cronaca di perizie mediche, giunte sul tavolo della procura, che parlano di rapporti non consensuali, e dunque di rapporti estorti con la violenza. Resta la cronaca delle dichiarazioni rese dai tre indagati in sede di convalida del fermo: a loro dire i rapporti sono stati consensuali. Resta la cronaca di un’indignazione che monta, di un’opinione pubblica che fa fatica a comprendere la notizia delle scarcerazioni e ha già avviato l’opera di linciaggio, a mezzo social, dei giudici che hanno scarcerato due indagati.

Restano le dichiarazioni del vicepremier Luigi Di Maio che, dall’alto del suo ruolo istituzionale e pur comprendendo che le sue parole possono incidere sull’opinione pubblica, non ci ha pensato due volte ad alimentare il diffuso convincimento che i giudici abbiano ingiustamente calpestato una vittima di stupro. «Non sta a me entrare nel merito della decisione presa, ma permettetemi di dire che è una vergogna che, a poche settimane dalla violenza, due di quei tre delinquenti siano già liberi di andarsene in giro a farsi i cavoli propri», ha scritto Di Maio su Facebook. «Non possiamo nemmeno immaginare come si sia sentita e come si senta ancora oggi la ragazza dopo quel terribile episodio – ha osservato Di Maio – L’impatto psicologico deve essere stato devastante e chi dovrebbe pagare viene rimesso in libertà? Io una cosa del genere non posso accettarla. Non la accetto da essere umano. Ho sentito nei giorni scorso la mamma della giovane ed è ovviamente distrutta anche lei. Come si può? È evidente che c’è qualcosa che non va in questo Paese. Chi compie uno stupro, per quanto mi riguarda, deve passare il resto dei suoi giorni in carcere! Ognuno ha diritto di difendersi, lo prevede il nostro ordinamento giuridico, ma chi è accusato di violenza sessuale contro una donna deve poterlo fare dal carcere!».

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giovedì, 28 Marzo 2019 - 13:52
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