Carabiniere ucciso a Roma: anche il collega era disarmato ma il colonnello, in conferenza stampa, dichiarò il contrario

Mario cerciello rega
Il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, ammazzato a coltellate a Roma il 26 luglio 2019

Un’altra bugia. Un’altra bugia raccontata su cosa accadde quella maledetta notte tra il 25 e il 26 luglio scorso in cui venne ucciso il vicebrigadiere di Somma Vesuviana Mario Cerciello Rega. Un’altra bugia raccontata da un ufficiale dell’Arma dei carabinieri.

Anche Andrea Varriale, il carabiniere che insieme a Rega provò a bloccare i due statunitensi, era disarmato. La circostanza è fermata nell’interrogatorio reso ai pm da Varriale come persona informata sui fatti e finiti nel fascicolo depositato dalla procura ai giudici del Tribunale del Riesame di Roma, chiamati a vagliare l’istanza di scarcerazione presentata da Finnegan Lee Elder e Christian Gabriele Natale Hjordt. Varriale ha spiegato che quello effettuato insieme a Rega era un servizio borghese, per giunta fatto in bermuda (da entrambi), e dunque sarebbe facile individuare il ‘ferro’: «Non l’avevo con me perché nell’attività di controllo delle piazze di spaccio, che viene svolta in borghese, è difficile occultare l’arma», aveva spiegato Varriale ai pm. Nell’interrogatorio, invece, Varriale ha ribadito che sia lui che il collega hanno estratto il tesserino per qualificarsi, una circostanza che smentirebbe la versione di Finningan Lee Elder che sostiene di non avere capito che si trattava di carabinieri anche in ragione del fatto che non parla bene l’italiano.

Invece lo scorso 30 luglio, nel corso della conferenza stampa convocata in procura, per provare a fare chiarezza su alcune anomalie emerse sin dalle prime ore, il comandante provinciale dei carabinieri di Roma Francesco Gargaro affermò che il solo ad essere disarmato fosse Cerciello Rega, la cui pistola era stata trovata nell’armadietto. La circostanza fu poi ribadita il successivo due agosto quando iniziò a circolare qualche agenzia di stampa che riferiva un dato di segno contrario. Nella nota veniva ribadita «la posizione sostenuta nella conferenza stampa del 30 luglio, ovvero che il carabiniere Andrea Varriale era armato nella notte tra il 25 e il 26 luglio scorso nel corso dell’intervento». Perché Gargaro ha riferito alla stampa una circostanza non vera? C’era una specifica necessità investigativa che ha proibito la divulgazione del dato (e se sì sarebbe opportuno sapere quale) oppure a Gargaro furono rappresentati fatti alterati inducendolo così, in buona fede, a rendere una dichiarazione oggi smentita da un documento agli atti dell’inchiesta sull’omicidio di Cerciello Rega?

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venerdì, 6 Settembre 2019 - 17:09
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