Napoli, il Comune pubblica l’avviso di leva e scatta la psicosi social della ‘chiamata alle armi’ in Iraq

esercito
di Bianca Bianco

I venti di guerra in Medio Oriente lambiscono Napoli. No, nessun pericolo per la città ma ieri pomeriggio, complice un avviso pubblicato dal Comune, è scoppiata la psicosi della ‘chiamata alle armi’ tra le mamme dei giovani partenopei in età da servizio di leva. Una vicenda grottesca.

L’ente guidato da Luigi De Magistris come ogni Comune italiano ad inizio anno ha pubblicato l’avviso pubblico di iscrizione al servizio di leva per giovani che siano nati nel 2003. L’avviso, uguale dappertutto, stabilisce che i giovani maschi italiani domiciliati a Napoli nati tra il primo gennaio ed il 31 dicembre 2003, possono iscriversi alla lista di leva da compilare nel 2020. Una comunicazione standard che non comporta alcun obbligo di arruolamento, tantomeno impone di partire in guerra. Ma tant’è, molti hanno equivocato testo ed intenzioni e hanno iniziato ad inondare le bacheche istituzionali e non chiedendo lumi, imprecando contro la situazione in Iran ed Iraq, scongiurando di non far partire i propri ragazzi in battaglia.

Alla fine, con effetti ancor più grotteschi, si è reso necessario un comunicato stampa dell’assessore ai servizi demografici Rosaria Galiero: «L’avviso dei servizi demografici apparso in queste ore – ha precisato la delegata – non è altro che il consueto avviso pubblicato da decenni in tutti i comuni Italiani, ogni 1 gennaio dell’anno. Tale avviso semplicemente notifica l’aggiornamento delle liste di leva in tutti i Comuni italiani, soprattutto per coloro che hanno raggiunto il 18esimo anno d’età. Non vi è quindi alcuna chiamata alle armi o ritorno al servizio di leva. Tra l’altro Napoli è città di pace. Le liste furono previste in occasione della sospensione del servizio militare obbligatorio di leva e quindi ritenute utili solo qualora si dovessero verificare condizioni particolarmente urgenti ed eccezionali tali da dover richiamare cittadini in età compresa tra i 18 e i 45 anni. Non stiamo in guerra. Ovviamente non c’è alcun nesso tra il consuetudinario avviso del 1 gennaio – che tutti i Comuni emanano – ed i fatti accaduti in questi giorni in Iran».

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giovedì, 9 Gennaio 2020 - 09:06
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