Folla per l’ultimo saluto al sindaco Sommese: la quarantena non imbriglia i sentimenti, ma le regole valgono per tutti

funerale sommese
La folla al funerale di Carmine Sommese (fonte facebook)
di Bianca Bianco

Un lungo corteo funebre da Avellino a Saviano e due ali di folla che accolgono il feretro di Carmine Sommese, sindaco del Comune del Nolano, medico, primario dell’ospedale di Nola morto ieri di Coronavirus dopo una lotta durata un mese. Sommese era ricoverato al Moscati di Avellino da quando i sintomi del Covid 19 si erano aggravati, ieri ha perso la sua battaglia lasciando nel dolore non solo la sua famiglia ma anche le comunità del Nolano e della Bassa Irpinia che ne hanno conosciuto le doti di umanità e disponibilità.

Se fossimo in tempi ‘normali’, quell’affettuosa accoglienza riservata questa mattina a Sommese (la folla in strada, i palloncini, i sindaci schierati col tricolore, il ‘Silenzio’ suonato una volta che la salma è arrivata in paese) le avremmo considerate scontate manifestazioni di partecipazione al dolore per la perdita di chi è stato sindaco per quattro mandati e per 41 anni è stato il medico ‘di tutti’. Ma non siamo in tempi normali: siamo in quarantena, imbrigliati nelle rigide regole del distanziamento sociale. Siamo in casa da due mesi, limitati negli spostamenti e nella possibilità di prendere parte alle occasioni di socialità ed a quei riti che fanno parte della nostra tradizione e del nostro Dna di popolo.

Ed è per questo che le immagini del corteo funebre di Sommese, con il popolo che straborda ed annulla distanze, regole e prudenze, a molti sono apparse uno schiaffo al travaglio che da due mesi e più tutto il Paese sta patendo ed al rispetto per quei ventimila morti sepolti o cremati in silenzio da Nord a Sud.

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Ed è vero. Quelle immagini appaiono inaccettabili. Quella gente in lacrime che scende in strada e viola decreti, ordinanze e buon senso ci appare incosciente. Quelle scene di cordoglio, così stonate in una nazione ancora in autoisolamento, muovono facilmente la rabbia di chi, dalla sua quarantena privata, non riesce ad accettare quel moto di popolo.

Ma quelle stesse immagini, versate sui social e sui siti di informazione da questa mattina, in un fiume ininterrotto di commenti astiosi e reprimende, non sono che la plastica dimostrazione del periodo che stiamo vivendo. Un periodo in cui la nostra quotidianità è imbrigliata ma non sepolta dalla quarantena, così come non lo sono i nostri sentimenti ed i nostri dolori. Siamo in quarantena e dobbiamo rispettare le regole, ma non possiamo considerare azzerate o recise le nostre sensazioni, la nostra appartenenza ad una comunità, il nostro affetto.

Ed è per questo che, di fronte ai video del corteo funebre di Sommese, si dovrebbero forse per una volta evitare i toni sguaiati, le rimostranze, i lanciafiamme ed i facili giudizi e ricordare che, sebbene tutti siamo consci dell’importanza del rispetto delle misure, ci sono momenti che impongono una riflessione che va oltre il mero giudicare.

Quanto accaduto tra Baiano e Saviano è stato paradossale e sbagliato. Non si nega. Così come sbagliato e paradossale è stato il comportamento delle forze dell’ordine che hanno scortato il corteo senza intervenire sulla folla che premeva per salutare i familiari di Sommese e rendere l’estremo saluto al ‘dottore’. E sbagliata è stata la partecipazione dei sindaci della zona, che avrebbero dovuto chiedere un servizio d’ordine per rimandare a casa la gente e che avrebbero dovuto per primi dare il buon esempio.

Ma sbagliato è pure giudicare con astio, invocare lanciafiamme e contagi di massa, ergersi a giudici del sentimento popolare inondando il web del solito, evitabile, fiume di qualunquismo ed odio. Ed è sbagliato far prevalere l’isteria delle ‘sentinelle’, quelle in cui ci ha trasformato questo lockdown,  sul ricordo di un uomo e di un politico che è stato amato dalla sua famiglia e dalla sua cittadinanza ed oggi, suo malgrado, è protagonista di uno stillicidio di invettive evitabili.

Chi ha reso possibili le scene di questa mattina (forse) pagherà. Chi dovrà dare risposte, lo farà dinanzi alle autorità competenti e queste ultime prenderanno le opportune decisioni (eventualmente giudiziarie e sanitarie). Nel frattempo, si potrebbe approfittare di quanto accaduto per riflettere su quello che stiamo vivendo: una quarantena che incatena le nostre vite ma non seppellisce la nostra umanità ed i nostri sentimenti.

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sabato, 18 Aprile 2020 - 18:24
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