Bufera su Bonafede, lo difende un nemico acerrimo. Caiazza (Ucpi): «Aggredito ingiustamente e illegittimamente»

Gian Domenico Caiazza
Il presidente dell'Unione delle Camere penali italiane Gian Domenico Caiazza

Nel pieno della bufera mediatica-politica che sembra avere lacerato al suo interno i grillini (divisi tra il sostegno incondizionato a Bonafede e quello a Di Matteo), Alfonso Bonafede trova a difenderlo in tv uno dei suoi più acerrimi nemici: l’avvocato Gian Domenico Caiazza, presidente dell’Unione delle Camere penali italiani.

Intervenuto stamattina a ‘L’Aria che tira’ di La7, in occasione della puntata durante la quale si è provato a ragionare su interrogativi importanti che questa vicenda ha sollevato (come il silenzio di Di Matteo sul punto durato due anni), Caiazza non ha mai approfittato della difficoltà del nemico per tirargli sgambetti ma piuttosto lo ha difeso senza indugi: «Oggi il ministro si trova aggredito ingiustamente e gratuitamente, e per quanto mi riguarda illegittimamente. c’è da sperare che la gente lo capisco», ha affermato il presidente dell’Ucpi. Le critiche, invece, le ha rivolte al magistrato Nino Di Matteo, componente del Consiglio superiore della magistratura, che con le affermazioni sulla sua mancata nomina del Dap nel 2018 ha insinuato il sospetto che Bonafede possa avere ritirato l’offerta messa sul tavolo per non indisporre i capimafia che non gradivano Di Matteo in quel ruolo apicale. «La cosa assurda che è accaduta è che un pubblico ministero possa tirare su il telefono durante una trasmissione, fare delle affermazioni che di fatto sono chiarissimamente insinuanti nei confronti di un ministro legittimamente in carica per fatti di due anni prima, rispetto ai quali ha deciso di non adottare alcun tipo di iniziativa sua propria, propria del suo ufficio e dei suoi colleghi», ha osservato Caiazza.

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«A che titolo, che cosa può consentire ad un pubblico ministero di adottare un’iniziativa pubblica del genere e perché lo fa con due anni di ritardo?», si chiede Caiazza durante la sua arringa. E’ l’interrogativo che oggi tutti si pongono. Claudio Martelli, pure lui intervenuto a ‘L’Aria a che tira’ e pure lui schierato in difesa di Bonafede («Questo sospetto infamante è stato ingiusto lanciarlo nel mezzo della discussione»), riduce tutto a un livore personale di Di Matteo, deluso qualche anno fa prima dalla mancata nomina di ministro della Giustizia (gli fu preferito Bonafede), poi dalla nomina alla guida del Dap nel 2018 e, infine, nuovamente colpito dall’essersi visto preferire Dino Petralia quando Francesco Basentini si è dimesso. Ma c’è invece un’altra ‘scuola di pensiero’, non presente in trasmissione, che riconduce l’attacco di Nino Di Matteo a motivi politici più profondi, legati invece al dietrofront di Bonafede sul processo da remoto per la ‘fase 2’ verso la quale spingevano in modo particolare alcune correnti della magistratura, tra le quali quella di ‘Autonomia & Indipendenza’ cui Di Matteo è assai vicino. Quale sia la verità delle motivazioni che hanno spinto Di Matteo a lanciare un siluro contro Bonafede, con buona probabilità non lo si saprà mai.

Ciò che invece appare chiaro è l’insieme dei paradossi che questa storia hanno scatenato. La difesa di Bonafede da parte dell’avvocato Caiazza non è la sola singolarità. Bonafede è diventato vittima di un corto-circuito mediatico-giudiziario che il suo Movimento ha negli anni alimentati e, peggio ancora, è divenuto vittima di quell’imperante pensiero secondo il quale se non sei d’accordo con i paladini dell’antimafia allora sei necessariamente un mafioso. Lo spiega bene l’avvocato Caiazza: «Attorno all’antimafia c’è uno straordinario di parassitismo politico che ha fatto sì che l’antimafia divenisse uno strumento di aggregazione di consenso e potere fondato sulla stigmatizzazione dell’avversario politico come colluso o potenziale colluso della mafia. Non sei d’accordo con posizione di gratteri? Allora sei un colluso. Ma quando un movimento politico si fonda su queste semplificazioni, ecco che alla fine ti ci impicchi. E oggi il ministro si trova aggredito ingiustamente e gratuitamente, e per quanto mi riguarda illegittimamente. C’è da sperare che la gente lo capisca, ma temo di no».

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martedì, 5 Maggio 2020 - 17:20
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