Esame avvocati, scoppia la guerra tra le sigle dei praticanti. Upavv contro Aipavv: «Iniziative strumentali e inutili»


Quella che doveva essere una battaglia in favore dei praticanti avvocati, si è trasformata in una guerra tra sigle associative che da settimane – a colpi di comunicati stampa – si contendono uno spazio sui giornale e il favore dei praticanti avvocati e cercano di conquistare (invano) l’attenzione del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede.

Protagonisti dello scontro sono l’Upavv (Unione Praticanti Avvocati), guidata dalla napoletana Claudio Majolo, e l’Aipavv (Associazione italiana praticanti avvocati), presieduta dal marchigiano Artan Xhepa. Ad inaugurare le ostilità è l’Upavv con un comunicato stampa nel quale, pur senza mai citare apertamente la sigla rivale’, si accusa l’Aipavv di avere messo in campo un’iniziativa inutile e strumentale «per raggiungere il maggior numero di persone ma senza assicurare un risultato».

Il riferimento è al ricorso straordinario che l’Aipavv ha deciso di presentare al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella contro l’attuale impianto dell’esame d’abilitazione: con questo tipo di azione l’Aipavv vuole rilevare l’illegittimità costituzionale dell’impianto normativo che disciplina l’accesso alla professione forense per violazione dei vincoli comunitari che garantiscono il rispetto della cosiddetta libertà di stabilimento e di concorrenza e che vietano l’introduzione di ostacoli ingiustificati all’accesso al lavoro. Ebbene, a proposito di questa iniziativa, l’Upavv attacca a testa bassa: «Ovunque si legge di un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica o della possibilità di aderire a una class action. Ma quali sarebbero le basi giuridiche su cui si fonderebbero questi ricorsi collettivi? – si chiede in modo polemico l’Upavv – Il candidato che è stato bocciato, infatti, deve poter analizzare in maniera puntuale i motivi che lo spingono a proporre il ricorso, valutando se sussistano gravi violazioni di tipo formale, tra le quali rientrano l’errata o incompleta formazione della Commissione esaminatrice, la violazione delle norme in merito all’anonimato delle prove scritte e l’annullamento delle prove per asserita copia senza che la Commissione fornisca evidentemente la prova del testo copiato. Aderendo a una class action oppure a un ricorso collettivo, in alcun modo il giudice potrebbe intervenire sul merito, non avendo alcuno strumento idoneo a ravvisare eventuali profili di illegittimità all’interno degli atti».

Per l’Upavv, dunque, si tratta di «iniziative strumentali» che non fanno altro che creare caos e che rischiano di spingere i praticanti avvocati ad accedere al ricorso per via «delle cifre piuttosto basse» per aderire ai ricorso. L’Aipavv ha comunicato di avere dato mandato ad uno specifico studio legale per intraprendere la battaglia, circostanza che non è sfuggita all’Upavv. Per l’associazione guidata da Claudia Majolo l’unica strada percorribile è quella del «ricorso singolo al Tar»: solo così «si avrebbe la garanzia di una valutazione oggettiva con una maggiore possibilità di successo».

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giovedì, 10 Settembre 2020 - 13:00
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