La Consulta salva il Jobs act: respinte le questioni sollevate dalla Corte d’Appello di Napoli sui licenziamenti collettivi


Il Jobs act è salvo. Per ora. La Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibili le questioni sollevate dalla Corte d’appello di Napoli sulla disciplina dei licenziamenti collettivi. La Consulta, fa sapere l’Ufficio stampa,  ha ritenuto che la motivazione sulla rilevanza e sulla non manifesta infondatezza delle questioni sia insufficiente e che non sia stato chiarito il tipo di intervento richiesto alla Corte. La sentenza sarà depositata nelle prossime settimane.

Secondo i giudici di Napoli in caso di licenziamenti collettivi illegittimi, perché sono state violate le procedure o criteri di scelta, si è introdotto un «ingiustificato differente regime sanzionatorio» che finisce con il danneggiare i lavoratori assunti con rapporto di lavoro a tempo indeterminato dopo il 7 marzo 2015 rispetto ai colleghi assunti prima di quella data. A differenza di questi ultimi per i primi non è previsto il reintegro nel posto di lavoro o «altra misura economica di pari efficacia».

Si è determinata così «una irragionevole disparita’ di trattamento tra i lavoratori», e si è introdotta solo per gli assunti dopo il 7 marzo del 2015 «una misura sanzionatoria inidonea a dissuadere il datore di lavoro dall’esercizio arbitrario del potere di recesso». Così si è anche realizzato «un irragionevole bilanciamento tra i contrapposti interessi del datore di lavoro ad una flessibilità in uscita e del prestatore alla conservazione del posto di lavoro», nonché una «lesione della garanzia previdenziale». E non è solo questione di sostanza: per la Corte d’appello partenopea l’inadeguata tutela si accompagnerebbe anche a un rimedio processuale dotato di minore efficacia dal momento che i lavoratori in questione, esclusi dal rito accelerato (c.d. “rito Fornero”), si troverebbero penalizzati dalla maggiore durata dei tempi di definizione del giudizio.

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mercoledì, 4 Novembre 2020 - 14:49
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