Nessuna condanna, benché quel 4 ottobre del 2019 sia stato lui a premere il grilletto contro gli agenti Matteo Demenego (31enne di Velletri) e Pierluigi Rotta (34enne di Pozzuoli), uccidendoli.
Alejandro Augusto Stephan Meran, di origini domenicane, è stato assolto dalle accuse di duplice omicidio, di svariati tentativi di omicidio, di detenzione di arma da fuoco e di resistenza a pubblico ufficiale perché non imputabile. I giudici della Corte d’Assise di Trieste hanno recepito le conclusioni dei periti che hanno valutato lo stato psicologico di Meran ed hanno disposto l’applicazione di una misura di sicurezza detentiva del ricovero in una una Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems) per la durata minima di 30 anni. Anche il pm Federica Riolino, questa mattina, aveva sollecitato un analogo finale, «e non a cuor leggero».
Come spiegato dal procuratore capo Antonio De Nicolo, non era possibile fare altrimenti: «La decisione è il risultato di ciò che gli elementi processuali portavano a ritenere. Non è che sono sono soddisfattissimo, perché mi rendo conto che questa è una tragedia che termina lasciando l’amaro in bocca su tanti, ma questa è la conclusione necessitata dalla norme che abbiamo». Alla base della richiesta, tra le altre cose, gli esiti della perizia psichiatrica richiesta dalla Corte, secondo la quale «all’epoca dei fatti Meran era già schizofrenico»: esclusa «totalmente la sua capacità di volere».
Delusione e rabbia da parte dei familiari dei due agenti. «Un processo vergognoso, un verdetto vergognoso. Mi vergogno di essere italiano», ha osservato Fabio Demenego, il padre di Matteo.
I legali di parte civile sono stati la voce fuori dal coro, i soli a sollecitare la richiesta di condanna dell’imputato: «Proporremo immediatamente una istanza al procuratore generale presso la corte d’appello» affinché possa procedere «lui ad appellare la sentenza di assoluzione, poiché è ovvio che la Procura che ha chiesto l’assoluzione non proporrà sicuramente appello alla sentenza», hanno sottolineato gli avvocati Valter Biscotti e Ilaria Pignattini, che rappresentano Fervicredo. Ma la battaglia si presenta quasi impossibile.
Speravano in un finale diverso anche i colleghi dei due agenti. «La decisione di oggi della Corte d’Assise di Trieste ci turba profondamente e riapre una ferita in realtà mai chiusa», ha affermato in una nota il Sindacato Autonomo di Polizia. «Nessuno ha mai voluto vendetta, ne’ gli operatori di Polizia, né le famiglie delle vittime, né i ‘sopravvissuti’ a quella vicenda, nè i cittadini di Trieste e l’intero Paese. Da parte di tutti, anche dai massimi rappresentanti delle istituzioni, si chiedeva invece semplicemente giustizia – ha aggiunto il sindacato – Il Sap, presente a tutte le udienze, ha avuto e continua a mantenere un profondo rispetto verso la Magistratura, ma è chiaro che quanto è stato sentenziato oggi, pone un necessario approfondimento sul sistema Giustizia dà ai suoi cittadini».
Severa anche la valutazione di Valter Mazzetti, Segretario Generale Fsp Polizia di Stato: «La sentenza di assoluzione di Meran era annunciata ormai. Restano, pesanti come macigni sulla coscienza di una società in cui chi porta la divisa ha sempre la peggio e non trova quasi mai risposte adeguate, i nostri colleghi Pierluigi e Matteo morti ammazzati, il dolore inestinguibile delle famiglie, e nessuna responsabilità». «In sostanza, per la morte dei ‘Figli delle stelle’ non c’è colpevole, non c’è alcuno a cui chiedere conto, non c’è meccanismo che possa lenire la sofferenza, lo sconforto, la paura di chi veste l’uniforme, esce di casa e sa che potrà non farvi ritorno per i più impensabili motivi, in un giorno qualunque, senza adeguate tutele, né prima né dopo la tragedia sempre in agguato», ha aggiunto Mazzetti.
Resta, dunque, l’amarezza per un finale disarmante ma processualmente inevitabile. Il 4 ottobre del 2019 Meran fu accompagnato da alcuni agenti in Questura per il furto di un motorino. Con lui, che soffre di disturbi psichici, il fratello e la madre. Meran chiese di andare in bagno, ma quando uscì riuscì a impossessarsi della pistola di Rotta e gli sparò, colpendolo a morte. Uditi gli spari Demenego accorse e a sua volta venne colpito e ucciso.
Accadde tutto in pochi minuti. Alejandro tentò di imboccare le scale ai piani superiori sparando ad alcuni agenti. Poi cercò di guadagnare l’uscita attraversando l’atrio, impugnando entrambe le pistole e sparando contro gli agenti del corpo di guardia che risposero al fuoco: uno di loro fu ferito. Meran venne fermato appena fuori la Questura. La terribile sequenza di morte fu ripresa dalle telecamere.
venerdì, 6 Maggio 2022 - 20:41
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