«Carceri, l’occasione mancata di rendere la pena umana e legale: vergogna Italia, ferma la riforma del sistema» | L’intervento

di avv. Elena Cimmino* e avv. Angelo Mastrocola*

Ieri, come ogni Ferragosto, si sono svolte le visite negli istituti penitenziari dei rappresentanti dell’UCPI e dei Radicali che quest’anno hanno avuto un valore fortemente simbolico a causa del picco estivo di suicidi nelle carceri. Non si fa in tempo, infatti, a tenere il conto dei suicidi, ogni giorno aumenta il numero di persone detenute che non ce l’hanno fatta e, insieme a loro, non ce l’ha fatta il nostro sistema penitenziario.

Non ce l’ha fatta questa povera Italia a rendere la pena umana e legale, nonostante il dettato dell’art. 27 della Costituzione, nonostante le sentenze della Corte Europea e i moniti del Presidente Mattarella.

E’ passato più di un decennio dalla prima sentenza Sulejmanovic c\ Italia e dalla successiva sentenza Torreggiani con cui l’Italia è stata condannata per aver violato sistematicamente l’art. 3 della CEDU, avendo reso le condizioni di vita dei detenuti equiparabili a trattamenti disumani e degradanti. Tale decisione, peraltro assunta all’unanimità, ha condannato il nostro paese per  mancato rispetto della dignità umana, per  l’eccessiva sofferenza e per la mancata tutela del diritto alla salute, che costituiscono diritti inviolabili della persona. La Cedu aveva invitato l’Italia ad adottare strumenti idonei a ridurre quantomeno il sovraffollamento ma i dati restano ancor oggi vergognosi: il sovraffollamento non si è mai strutturalmente affrontato e l’eccessivo ricorso alla custodia cautelare è stato finanche difeso dallo Stato e dalla magistratura, anche attraverso l’invito a far cadere nel vuoto i quesiti referendari.

I recenti fatti di cronaca hanno dimostrato che, nonostante la nostra politica carceraria sia stata sottoposta alla pubblica gogna, il percorso di riforma del sistema è ancora al palo. 

Andando a scavare nel profondo, dobbiamo rilevare come i problemi nascano da lontano.

La questione giustizia – ivi compresa l’esecuzione della pena – è questione “perniciosa” in ogni campagna elettorale, in grado di spostare i voti da una parte all’altra: i vari schieramenti preferiscono sistematicamente glissare su di essa, in attesa del voto. 

Senza tanti giri di parole, non va sottaciuto come l’Italia, tra i paesi più evoluti dell’occidente europeo, risenta di un tessuto sociale disgregato e culturalmente arretrato nonché  di un’opinione pubblica portatrice di istanze esclusivamente punitive: “gettate via le chiavi” è lo slogan che, anche in questa campagna elettorale, consentirà alle istituzioni di mantenere lo stato attuale delle cose ed evitare di affrontare il problema.   

Ed allora “di carcere” si continuerà a morire perché il carcere è insopportabile, è diventato un patibolo e nessuna circolare del Dap, nessuna promessa ministeriale, nessuna scusa della magistratura, anche se onesta e sincera, potrà coprire la vergogna di cui l’Italia si continua a macchiare, soprattutto in questa estate in cui il fallimento del sistema penitenziario è drammaticamente sotto gli occhi di tutti. 

*Avv. Elena Cimmino, Vicepresidente Carcere possibile Onlus
*Avv. Angelo Mastrocola, Segretario della Camera Penale di Napoli

martedì, 16 Agosto 2022 - 20:19
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