De Luca suona il requiem per il Pd (senza nominarlo). Poi evoca i Mattarella per difendersi dalle accuse di familismo


Lo ha fatto davvero: De Luca ha liquidato il Pd (senza nominarlo), accusandolo di clientele, e di essere una somma di bande. O meglio, a tutti è parso così, nel suo intervento al Festival delle Città, organizzato a Roma dalla Lega delle autonomie locali (Ali) (alla fine dell’articolo il video dal canale ufficiale della manifestazione).

«Per lo Stato e i partiti arrivano crisi – dice il governatore campano – quando si formano aree di parassitismo e clientela politica, fino alla chiusura autoreferenziale e non democratica. Se un partito arriva in queste condizioni meglio che muoia. Non abbiate rimpianti se un partito si riduce a una somma di bande e i congressi non servono a niente».

Non sarebbero certo una novità le bordate di De Luca al suo partito. Il richiamo al Nazareno sembra evidente, in un altro passaggio, evocando l’attuale fase congressuale. «Ci auguriamo – aggiunge De Luca – che questa stagione politica si sviluppi non ideologizzando i problemi. Ma sappiamo anche che il risultato elettorale è per metà merito di chi ha vinto e metà demerito di chi ha perso. Vedo alcuni ministri di un partito che conosciamo che da anni distruggono l’area riformista e in queste ore sono protagonisti del congresso». Insomma, «ci sono partiti oggi in Italia che hanno dato vita a sistemi così chiusi che i congressi non sono correntisti ma tribali».

L’accusa è cucita su misura per un partito ostaggio dei capibastone. Dalla platea, però, qualcuno provoca, aggiungendo una chiosa: i metodi non sarebbero solo tribali, ma «anche familiari». Tra i presenti, non pochi colgono un velato riferimento a Piero De Luca, deputato dem, figlio del governatore, rieletto in posizione blindata nel listino. «Certo – ribatte De Luca senior – c’è di tutto, quando si parla di cose familiari bisogna dire chi è e che fa questa persona, se ha un’autonomia professionale e ha qualche merito. Bisogna stare attenti perché siamo un paese di cialtroni». Per schivare il siluro, De Luca esemplifica: «Nessuno si è permesso di dire che Mattarella viene da un familismo: suo padre era stato ministro e suo fratello Presidente della Regione Sicilia ucciso dalla mafia». I De Luca come i Mattarella, nel solco delle grandi dinastie politiche.

giovedì, 13 Ottobre 2022 - 19:34
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