Fiamme tra Meloni e Berlusconi. Il Cav: «E’ supponente e arrogante». Lei replica: «Non sono ricattabile»

meloni e berlusconi
di Laura Nazzari

Alla faccia dell’unità di coalizione. Anche oggi Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi sono ai ferri corti e, così, nella giornata dell’elezione del presidente della Camera divampa un vero e proprio incendio. 

Ad accendere la miccia è Repubblica che riesce a ‘immortalare’ gli appunti segnati da Silvio Berlusconi duranti i convulsi lavori di ieri in Senato che hanno portato alla nomina di Ignazio Benito La Russa come presidente di Palazzo Madama. «Giorgia Meloni un comportamento supponente, prepotente, arrogante, offensivo, ridicolo. Nessuna disponibilità ai cambiamenti, è una con cui non si può andare d’accordo», si legge.

Il giornale diretto da Maurizio Molinari rende noto lo scritto oggi, mentre in un’apparente tranquillità si consuma l’elezione del presidente della Camera, il leghista Lorenzo Fontana. Forza Italia, stavolta, vota con la maggioranza, a differenza di quanto accaduto ieri con La Russa, e così si ha la sensazione che il sereno in coalizione sia tornato. Ma l’illusione dura poco. Repubblica sgancia la bomba e tutto il resto scivola in secondo piano. Silvio Berlusconi non ci prova neanche a smentire. Il Cav, tornato in Parlamento dopo un esilio lungo 9 anni, pretendeva un ministero per la senatrice Licia Ronzulli, sua fedelissima, ma Giorgia Meloni si è opposta con un fermo ‘no’. E questo ha mandato su tutte le furie Berlusconi che ieri ha tentato una mossa disperata: ha fatto uscire i suoi dall’aula al momento della votazione di La Russa, per lanciare un segnale alla Meloni. Credeva, Berlusconi, che senza i voti di Forza Italia, l’elezione sarebbe sfumata (per poi essere rinviata), e così sarebbe stato se, a gran sorpresa, 17 ‘ignoti’ senatori (il voto è segreto) provenienti dalle opposizioni non avessero votato per La Russa. L’ira di Berlusconi è dunque cresciuta e lui ha fermato sulla carta il proprio nervosismo.

Dal canto suo Giorgia Meloni non si è fatta colpire e, anzi, in maniera piccata ha sottolineato: «Mi pare che mancasse un punto tra quelli elencati: non sono ricattabile». A buon intenditor poche parole, insomma. La leader di Fratelli d’Italia, forte del successo elettorale, non vuole piegarsi a richieste degli alleati che la non convincono. A suo parere il nome di Licia Ronzulli era improponibile perché l’azzurra non è da lei ritenuta all’altezza della direzione di un dicastero. E, allora, niente da fare.

Meloni ha idee chiare sulla squadra di governo. Da settimane ripete che presenterà agli italiani ministri seri, di alto livello, lasciando intendere che traccerà un solco netto rispetto ai governi politici precedenti (quelli giallo-verde e giallo-rosso). E inserire la Ronzulli per compiacere Berlusconi non avrebbe giovato alla sua immagine. Non resta, dunque, che attendere la discovery dell’esecutivo e capire così se i rapporti tra Forza Italia e Fratelli d’Italia torneranno a distendersi oppure resteranno elettrici per tutto il tempo di vita, qualunque esso sia, del governo. 

venerdì, 14 Ottobre 2022 - 21:05
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