Caserta, processo appalti Rfi: il pm potrebbe puntare sul boss pentito “Sandokan”, domani l’udienza-verità

Francesco Schiavone "Sandokan"

Una prima discovery delle dichiarazioni di Francesco Schiavone detto “Sandokan” potrebbe essere fatta nella giornata di domani. Dinanzi ai giudici del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere si celebrerà una nuova udienza del processo sugli appalti che – secondo l’accusa – funzionari di Rfi avrebbero attribuito, in cambio di soldi e regali, a ditte colluse con il clan dei Casalesi.

Il pm che sostiene l’accusa in giudizio potrebbe già da subito anticipare l’introduzione di un nuovo teste, ossia Schiavone, nel dibattimento, e magari procedere al deposito di dichiarazioni ritenute centrali nel dibattimento. Il condizionale è d’obbligo perché il magistrato inquirente potrebbe anche decidere di tenere le carte coperte, questo sempre che Schiavone abbia qualcosa da dire sui fatti oggetto del dibattimento. Ad ogni modo la notizia dell’avvio della collaborazione con la giustizia di Schiavone genera attesa e aspettative, ragione per la quale ogni processo che ha ad oggetto affari legati ai Casalesi diventa un momento sul quale tenere accesi i riflettori mediatici.

Quanto al processo che si terrà domani, esso scaturisce dall’inchiesta che nel maggio 2022 portò a 35 arresti e a 69 indagati in totale per reati gravi quali l’associazione camorristica, e altre fattispecie con l’aggravante mafiosa come l’estorsione, l’intestazione fittizia di beni, la turbativa d’asta, la corruzione, il riciclaggio, la rivelazione di atti coperti dal segreto delle indagini. Tra gli imputati c’è Nicola Schiavone, 70 anni, e non imparentato con Sandokan: considerato amico storico del boss pentito, di cui cui ha battezzato il primogenito Nicola, l’imputato Nicola Schiavone è considerato dalla Dda un esponente di quell’area grigia di cui i Casalesi hanno sempre beneficiato. Più volte indagato e anche processato, Schiavone non ha mai riportato condanne a suo carico. Dal 1995 al 2007 sono state inoltre tutte rigettate dai tribunali le proposte di applicazione di misure di prevenzione personali e patrimoniali avanzate nei suoi confronti per i rapporti con i Casalesi. Di lui parlò, intercettata, anche la moglie di Sandokan, Giuseppina Nappa, secondo cui la fortune del 70enne sarebbero frutto proprio del lungo legame di amicizia con il marito: «Ha usato il lievito madre di Sandokan», le parole della Nappa.

Anche il procedimento per gli appalti Rfi, sebbene il quadro accusatorio della Dda di Napoli sia molto grave per Nicola Schiavone, ha conosciuto più battute d’arresto per la procura che conferme dell’ipotesi d’accusa: in sede di indagini preliminari il tribunale del Riesame di Napoli e la Cassazione hanno escluso per Nicola Schiavone i gravi indizi in ordine al reato di associazione camorristica contestata dalla Dda, mentre lo scorso 15 giugno il giudice per l’udienza preliminare di Napoli Linda Comella ha prosciolto il 70enne Schiavone, insieme alla moglie, ai tre figli e ad altre tre persone, dall’accusa di riciclaggio e intestazione fittizia di beni, smontando così un primo fondamentale tassello dell’inchiesta anticamorra. Per il gup tra il colletto bianco, definito consulente, e il capoclan, non vi sarebbe stato negli anni «alcun rapporto di natura economico-criminale, ma un legame determinato da ragioni di sola riconoscenza in virtù dell’aiuto che Nicola Schiavone e il fratello Vincenzo avevano ricevuto negli anni ’70, quando Francesco Schiavone passò loro le sue aziende». Per altri 9 imputati che hanno scelto l’abbreviato, tra cui l’esponente apicale del clan Dante Apicella e alcuni funzionari di Rfi, si è arrivati nei mesi scorsi ad una condanna.

martedì, 2 Aprile 2024 - 20:42
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