I diritti umani, la sofferenza dei detenuti, le condizioni disumane delle carceri e il tema della giustizia: nel corso del suo pontificato, Papa Francesco ha espresso posizioni chiare e incisive su temi delicati e, tavolta, scomodi per il mondo politico, riflettendo un impegno costante per la dignità della persona e una critica profonda ai sistemi penali che non promuovono il recupero e la reintegrazione. Lo ha ricordato anche Vincenzo Mongillo, professore ordinario di diritto penale presso UnitelmaSapienza – Università degli studi di Roma, e vicepresidente dell’Associazione Italiana dei Professori di Diritto Penale: «Papa Francesco ha sempre mostrato una profonda sensibilità per le tematiche penalistiche, pronunciando interventi di grande rilievo anche per noi studiosi e operatori del diritto penale. In particolare, sono due gli interventi storici e fondamentali: il discorso del 23 ottobre 2014 alla delegazione delle associazioni penalistiche internazionali e il discorso del 15 novembre 2019, rivolto ai partecipanti del XX Congresso mondiale dell’Associazione Internazionale di Diritto Penale. In questi messaggi, Papa Francesco ha posto al centro del suo magistero il principio pro homine, ovvero la dignità della persona umana come valore supremo».
«Papa Francesco – continua la nota di Vincenzo Mongillo – ha criticato apertamente il populismo penale (cioè l’uso strumentale del diritto penale a fini politici e di consenso); l’idealismo giuridico ignaro dei dati di realtà; il c.d. lawfare (l’uso distorto del diritto penale per eliminare avversari politici) e l’abuso della carcerazione preventiva. Ha formulato parole di condanna severa contro la pena di morte, ricordandoci che, anche quando esclusa espressamente, ‘illegalmente e in diversi gradi, si applica in tutto il pianeta’. Ha, altresì, sollecitato un ripensamento serio della pena dell’ergastolo». E ancora: «Papa Francesco ha proposto un modello esemplare di diritto penale umanista, invitando i governanti a promuovere politiche volte ad affrontare le cause economiche e sociali della criminalità. Si è opposto all’applicazione delle sanzioni penali ai minori (contro le proposte di abbassamento dell’età imputabile), invitando a riservare trattamenti particolari agli anziani e ad altre categorie particolarmente vulnerabili (come le persone che patiscono infermità gravi e le donne incinte)»
Ergastolo: una «pena di morte nascosta»
Papa Francesco ha definito l’ergastolo come una «pena di morte nascosta», sottolineando che essa priva il detenuto di ogni speranza di redenzione e reinserimento nella società. Questa considerazione fu espressa dal Papa nell’ottobre scorso in occasione dell’incontro con un gruppo di giuristi dell’Associazione penale internazionale. In quella sede Bergoglio sottolineò che di avere fatto «cancellare dal Codice Penale Vaticano» la parola ergastolo.
Condizioni carcerarie e detenzione preventiva
Il Pontefice ha preso posizione netta anche sulle condizioni disumane in molte carceri, descrivendo queste ultime come «polveriere di rabbia» anziché luoghi di recupero. Queste parole furono pronunciatenel settembre 2019 nel corso dell’udienza in piazza San Pietro degli uomini e alle donne della Polizia Penitenziaria, dei cappellani e dei volontari che lavorano nelle prigioni. A tutti loro chiese di non soffocare mai la «fiammella della speranza», esortandoli a garantire «prospettive di riconciliazione e reinserimento» dei detenuti.
Inoltre Papa Francesco, in altra occasione, ha denunciato l’abuso della carcerazione preventiva, definendola una «pena illecita occulta» che, in molti Paesi, riguarda oltre il 50% dei detenuti. Ha sottolineato che tale pratica viola il principio del giusto processo e contribuisce al deterioramento delle condizioni detentive.
Tortura: una pratica disumana e peccato mortale
Papa Francesco ha condannato fermamente la tortura, definendola «bruttissima» e «disumana». Queste due parole furono pronunciate nell’aprile 2014 a fine udienza generale in Piazza San Pietro: anche in quella occasione Bergoglio rivolse un pensiero alla Terra Santa e alla “martoriata” Ucraina in guerra. Ha evidenziato inoltre che, nonostante i divieti internazionali, la tortura persiste in molte forme, incluse quelle più “sofisticate” come la deprivazione sensoriale e le detenzioni in condizioni disumane. In occasione della Giornata internazionale a sostegno delle vittime di torture, ha affermato che «torturare le persone è un peccato mortale» e ha invitato le comunità cristiane a sostenere le vittime e i loro familiari.
Giusto processo: rispetto dei diritti e della dignità
Papa Francesco ha ribadito l’importanza del giusto processo, mettendo in guardia contro la costruzione di “capri espiatori” e la pressione dei media e della politica sul sistema giudiziario. Ha sottolineato che la dignità della persona umana non deve essere subordinata a nessuna finalità, anche quando si persegue un’utilità sociale.
Pedofilia: condanna e richiesta di giustizia
Bergoglio ha affrontato anche il problema degli abusi sessuali all’interno della Chiesa, riconoscendo gli errori commessi e chiedendo perdono alle vittime. Ha sottolineato la necessità di affrontare questi crimini con trasparenza e giustizia, promuovendo un cambiamento culturale all’interno dell’istituzione ecclesiastica. «Desidero esprimere alle vittime la mia tristezza e il mio dolore per i traumi che hanno subito e la mia vergogna, la nostra vergogna, la mia vergogna, per la troppo lunga incapacità della Chiesa di metterle al centro delle sue preoccupazioni, assicurando loro la mia preghiera. E prego e preghiamo insieme tutti: “A te Signore la gloria, a noi la vergogna”: questo è il momento della vergogna. Incoraggio i vescovi e voi, cari fratelli che siete venuti qui a condividere questo momento, incoraggio i vescovi e i superiori religiosi a continuare a compiere tutti gli sforzi affinché drammi simili non si ripetano», disse Bergoglio nel 2021 quando esplose lo scandalo in Francia.
mercoledì, 23 Aprile 2025 - 20:24
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