Borsellino, il Viminale chiede i danni a 3 poliziotti accusati di depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio

Il giudice Paolo Borsellino

Processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio, costata la vita al giudice Paolo Borsellino e alla sua scorta: ieri mattina si è aperto il dibattimento che vede sul banco degli imputati tre poliziotti. Sotto accusa, dinanzi ai giudici del Tribunale di Caltanissetta, ci sono Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo (tutti presenti in aula) che appartenevano al pool investigativo che indagò sull’attentato e che ora rispondono di calunnia. Secondo l’impostazione accusatoria avrebbero creato a tavolino falsi pentiti che diedero una ricostruzione non veritiera delle fasi esecutive dell’attentato e fecero condannare 8 innocenti.

Nel corso dell’udienza di ieri i ministeri dell’Interno e della Giustizia hanno fatto istanza di costituzione di parte civile. In particolare il Viminale ha richiesto un risarcimento di danni nei confronti degli imputati per circa 60 milioni di euro “per danno all’immagine”.

Analoga richiesta  è stata presentata anche dai figli di Rita Borsellino, sorella del magistrato ucciso, dai figli dei poliziotti assassinati, dai familiari del boss Salvatore Profeta nel frattempo deceduto e tra i mafiosi ingiustamente accusati, da Antonino Vullo, poliziotto sopravvissuto alla strage e dal Comune di Palermo. Il Comune e i familiari di Borsellino avevano già presentato la richiesta all’udienza preliminare, ma il giudice dell’udienza preliminare – che dispose il rinvio a giudizio degli imputati – l’aveva ritenuta intempestiva. Parti civili anche i figli dell’altra sorella di Borsellino, Adele, e i boss Cosimo Vernengo, Giuseppe La Mattina, Gaetano Murana, Gaetano Scotto e Natale Gambino, alcuni dei mafiosi accusati ingiustamente. Dopo la riapertura delle indagini sulla strage e grazie alle rivelazioni del pentito Gaspare Spatuzza alcuni mafiosi vennero assolti nel corso del processo di revisione. I loro legali, gli avvocati Rosalba Di Gregorio e Giuseppe Scozzola, hanno citato in giudizio come responsabile civile la Presidenza del Consiglio dei ministri e il Ministero dell’Interno, chiedendo un risarcimento del danno per 50 milioni di euro per l’ingiusta condanna subita. Si torna in aula il prossimo 26 novembre. (Questo è uno degli articoli pubblicati nel quotidiano digitale di oggi 6 novembre. Ve lo mostriamo, allo scopo di consentirvi di conoscere Giustizia News24 e il nostro quotidiano – che non ha versione cartacea ma è solo digitale -, allo scopo di consentirvi di capire qual è il centro della nostra informazione. E il nostro modo di lavorare. Tutti i giorni, tranne il lunedì, il quotidiano digitale è disponibile nell’edicola digitale. Per leggerci basta accedere alla sezione ‘Sfoglia il Quotidiano’. Un mese costa solo 10 euro. Buona lettura)

Leggi anche:
– Prescrizione, il ‘bluff’ dell’emendamento ritirato; l’analisi politica; le polemiche; il punto di vista di un magistrato | I nostri approfondimenti sul quotidiano digitale
– Bagagli a mano, l’Antitrust ferma Ryanair. Ma c’è già chi ha pagato il supplemento, la compagnia aerea promette ricorso
– Crollano due palazzi a Marsiglia (Francia): un’italiana sotto le macerie, Simona era in Francia per un master
– Prescrizione, Cantone boccia Bonafede: «Con la certezza che i processi sono eterni, i processi non si svolgeranno mai»
– Bonafede chiede scusa agli avvocati dopo averli definiti ‘azzeccagarbugli’ ma la toppa è peggiore del buco
– Appalti pubblici, bufera nel Cosentino: arrestati sindaco, vice e funzionari pubblici | Eseguite 14 misure cautelari

martedì, 6 Novembre 2018 - 14:50
© RIPRODUZIONE RISERVATA