Quello che segue è uno degli approfondimenti pubblicati sul numero di oggi, giovedì 15 novembre, del quotidiano digitale di Giustizia News24, il giornale digitale che tutti i giorni – eccetto il lunedì – la redazione confeziona con mirati approfondimenti sui temi di giustizia, politica e cronaca che selezioniamo. Se la nostra informazione ti piace, se vuoi sostenere un progetto libero e indipendente, basta abbonarsi – un mese costa appena 10 euro – accedendo alla sezione ‘Sfoglia il Quotidiano’).
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Bandi di gara nel settore dei rifiuti preparati ad hoc prima della pubblicazione della ‘competizione’ per assegnare l’appalto. Cuciti su misura addosso all’impresa che si voleva favorire. Non sempre la stessa. Almeno non formalmente. Ché ci si era assicurati di creare una rete di ditte nominalmente diverse e con un amministratore unico distinto da far partecipare alle gare per non dare nell’occhio. Tanto poi alla fine il ‘dominus’, il regista occulto, era sempre lo stesso. Era sempre la stessa persona che poteva dirsi certa di portare a casa il risultato grazie agli ottimi agganci nel mondo della politica, e più esattamente agli agganci con politici o funzionari di pubbliche amministrazioni.
E’ il ‘sistema Savoia’. E’ la rete che l’imprenditore Carlo Savoia, in rapporti con Nicola Ferraro e con Nicola Cosentino in un remoto passato ma anche vicinissimo al senatore di Forza Italia Luigi Cesaro, avrebbe messo in piedi per condizionare, a proprio vantaggio, l’assegnazione di numerose gare d’appalto tra il Casertano e il Napoletano. Lo ipotizza la Direzione distrettuale antimafia di Napoli, che lo ha indagato nell’ambito della maxi-inchiesta che ha acceso i riflettori sugli appalti di sette Comuni (del Casertano e del Napoletano) e su tre società partecipate, due della Regione Campania (Campania Ambiente e Italia Servizi) e una della Città Metropolitana di Napoli (Sapna).
A Savoia, fratello peraltro di quel Giuseppe molto attivo in politica (è stato ex sindaco di Sant’Arpino; si candidò senza successo alle Regionali; e si è pure candidato alla carica di Direttore Generale dell’Ente d’Ambito Ato Casetta), vengono contestati i reati di associazione di stampo mafioso nonché quelli di turbativa d’asta e corruzione. Tre titoli di reato che racchiudono una storia di intrecci opachi col mondo della politica e di flussi di denaro sospetti sui quali i carabinieri del Noe sono chiamati a fare chiarezza. Una storia sul cui sfondo aleggia l’ombra della criminalità organizzata, cui peraltro il nome di Carlo Savoia venne già associato nell’ambito della famosa inchiesta ‘Eco4’ (dal nome della società mista che effettuava materialmente la raccolta rifiuti) valsa a Nicola Cosentino una condanna, in primo grado, a nove anni per associazione di stampo mafioso. Della ‘Eco4’ l’imprenditore Carlo Savoia è stato formalmente il presidente, anche se essa faceva realmente capo ai fratelli Sergio e Michele Orsi, il primo divenuto pentito e il secondo morto ammazzato. E proprio Sergio Orsi indicò Savoia come una persona a lui presentata da Cosentino e per questo introdotta nel sistema dei rifiuti.
Ma vi di è più: il nome di Carlo Savoia è collegato direttamente anche ad un’altra indagine sui rifiuti, quella per presunte irregolarità nell’assegnazione di un appalto in materia di rifiuti nella quale rimasero imbrigliati pure i senatori di Forza Italia Luigi Cesaro e Domenico De Siano. Per via di quell’inchiesta Savoia è stato rinviato a giudizio nel luglio del 2016, dal gup Dario Gallo, insieme ad altre 13 persone, tra le quali il senatore De Siano. In questo procedimento Savoia figura come imprenditore del Consorzio ‘Cite’ (vi è entrato con una quota di minoranza come amministratore unico della Xeco), la ditta salernitana che si occupa della raccolta di rifiuti in diversi comuni delle province di Napoli e pure nell’agro aversano, ma anche al centro di polemiche per via della mancata corresponsione dello stipendio agli operai. Proprio nella sede del Consorzio ‘Cite’, i carabinieri del Noe hanno eseguito una perquisizione, mercoledì mattina, nell’ambito dell’odierna inchiesta che vede Carlo Savoia come perno centrale di un ‘sistema’ basato – nell’ottica della procura – sulla corruzione o comunque sull’adesione di pubblici amministratori, pronti a piegare le regole in favore dell’amico di turno. Questo scenario di collusione avrebbe caratterizzato l’aggiudicazione di un appalto a Caserta: Savoia avrebbe puntato contare sull’appoggio del sindaco di Caserta Carlo Marino, del funzionario del Settore Ecologia del Comune di Caserta Marcello Iovino, sull’assessore all’Ambiente del Comune di Aversa Paolo Galluccio.
Non finisce qui. Perché la procura contesta a Savoia di essere il regista occulto di altre imprese, intestate formalmente ad altri, che si sono aggiudicate alcune delle gare sulle quali si sta concentrando l’inchiesta. Le gare in questione sono quelle dell’affidamento in concessione delle cosiddette ‘casette d’acqua a Caserta (andata alla ‘Lab Green’ di Gennaro Cartone); la gara per la raccolta dei rifiuti bandita dal Comune di Casandrino ed aggiudicata dalla Soc. ecologia e Servizi Italia; la gara per la raccolta dei rifiuti bandita dal Comune di Cardito ed aggiudicata alla Energetikambiente; analoga gara bandita dal Comune di Sant’Arpino; la gara per il servizio di fornitura e distribuzione di materiale per la raccolta differenziata e il servizio di affidamento delle casette dell’acqua di Casalnuovo. Ora, in riferimento ad alcune delle imprese amministrate da altre persone, la procura sostiene che gli amministratori di queste società non siano altro che prestanome di Savoia. Suoi collaboratori. Tra questi vi è anche l’avvocato Pasquale Vitale, pure lui indagato.
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giovedì, 15 Novembre 2018 - 19:58
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