Mattarella al Csm: «Ora si volta pagina»
Il nuovo ‘parlamentino’ riparte con ‘A&I’ Rivincita di Davigo su Mi, Area più forte

Mattarella
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella (foto Kontrolab)
di Manuela Galletta

L’imperativo è stato categorico: «Voltare pagina». Perché la bufera che si è abbattuta sulla magistratura e sul Csm è una «ferita profonda e dolorosa». Perché non si può negare che siano avvenuti «manovre nascoste», «tentativi di screditare altri magistrati», «millantata influenza» nei confronti persino del Quirinale, «pretesa di orientare inchieste e condizionare gli eventi», «convinzione di potere manovrare il Csm» e, per finire, «indebita partecipazione di esponenti di un diverso potere dello Stato» (il riferimento è alla famosa cena tra alcuni consiglieri togati del Csm e i parlamentari del Pd Luca Lotti e Cosimo Mattia Ferri nel corso della quale si parlò della nomina del capo di procura a Roma).

Il discorso di Mattarella durante il plenum del Csm:
«Quadro sconcertante e desolante emerso dall’inchiesta di Perugia»

Il Capo dello Stato Sergio Mattarella ha presieduto ieri il plenum (in sessione straordinaria) del Consiglio superiore della magistratura, convocato per analizzare il torbido scenario emerso dall’inchiesta della procura di Perugia (che ad oggi vede indagati i pm romani Luca Palamara e Stefano Fava, e il pm di Castrovillari Luigi Spina) ma soprattutto per ribadire che «oggi si volta pagina», per sottolineare la necessità di «reagire con fermezza a ogni forma di degenerazione». Perché la priorità, ha puntualizzato Mattarella, è lasciarsi alle spalle quanto prima il quadro «sconcertante e inaccettabile» emerso dalle indagini, un quadro che «ha prodotto conseguenze gravemente negative per il prestigio e per l’autorevolezza non soltanto di questo Consiglio, ma anche per il prestigio e l’autorevolezza dell’intero ordine giudiziario». Un quadro di manovre che va «in totale contrapposizione con i doveri basilari dell’ordine giudiziario e con quel che i cittadini si attendono dalla magistratura». E, allora, si volti pagina. Perché la priorità è tutelare «i grandi meriti, oltre che i pesanti sacrifici» di tanti magistrati, che operano realmente nell’interesse della Giustizia e nel rispetto delle regole. Perché la priorità è recuperare «credibilità» e «autorevolezza» agli occhi dei cittadini.

Il ‘nuovo’ Csm: con le sostituzioni di 2 consiglieri dimissionari, entra la corrente di Davigo con Ilaria Pepe e Giuseppe Marra
In che modo materialmente ripartirà il Csm per smarcarsi da questo ‘presente’ tempestoso lo si saprà solo strada facendo; così come sarà il tempo a indicare in che modo la politica interverrà sul punto (al vaglio del ministro della Giustizia Bonafede ci sono diverse proposte per dare un nuovo volto e nuove regole al Csm). Quel che è certo è che quattro dei cinque consiglieri togati del Csm toccati dall’inchiesta di Perugia (uno solo, Luigi Spina, è indagato; gli altri solo intercettati in occasione della cena con Lotti e Ferri) hanno tutti rassegnato le dimissioni dal Csm, tra le proteste vibranti di Magistratura indipendente che sino alla fine ha cercato di difendere i suoi tre uomini e che per via di questa posizione in aperto contrasto con le altre ‘correnti’ s’è ritrovata fuori dalla Giunta dell’Associazione nazionale magistrati che domenica scorsa si è rinnovata, nominando come nuovo presidente Luca Poniz di Area. Due dei consiglieri togati dimissionari sono stati già sostituiti: al posto di Gianluigi Morlini (che si è dimesso pure dalla corrente Unicost) e di Corrado Cartoni (Mi) sono entrati i giudici Giuseppe Marra (magistrato del massimario in Cassazione) e Ilaria Pepe (consigliere alla Corte d’Appello di Napoli), che si sono insediati proprio ieri mattina in apertura del plenum. Marra e Pepe sono entrambi esponenti di ‘Autonomia & Indipendenza’, il gruppo di Piercamillo Davigo che – a seguito della bufera sui magistrati, è riuscita ad ottenere anche una rappresentanza nel Csm (nelle elezioni svoltesi nel luglio dello scorso anno i suoi due giudici candidati non riuscirono ad ottenere i voti necessari per essere eletti) ma è anche rientrata nella giunta dell’Anm dalla quale era uscita sbattendo la parte nel luglio del 2017. Per Davigo è una sorta di rivincita nei confronti di Magistratura indipendente: non sfuggirà infatti la circostanza che nel 2015 Davigo lasciò la corrente ‘Mi’ proprio in polemica Cosimo Mattia Ferri e fondò ‘Autonomia & Indipenza’; e oggi – a distanza di quattro anni da allora – Davigo e la sua ‘A&I’ si sono fatti largo nel ‘parlamentino’ e nel sindacato delle toghe proprio a discapito di Mi.

Elezioni suppletive a ottobre per i 2 posti di pubblico ministero
Se sul fronte dei giudici di merito la sostituzione è stata possibile perché alle elezioni si presentò un numero superiore di candidati rispetto ai posti da occupare, sul versante dei pubblici ministeri si dovrà ricorrere necessariamente ad elezioni suppletive: alle elezioni del luglio 2018 si candidarono solo 4 pm per altrettanti posti disponibili. Le urne si riapriranno ad ottobre.

La bufera che ha modificato gli equilibri delle correnti:
Unicost e Mi le due ‘grandi’ penalizzate
I risultati disegneranno i nuovi ‘equilibri’ delle correnti, che la bufera ha inevitabilmente modificato. Unicost, la corrente di maggioranza delle toghe, è rimasta con tre consiglieri rispetto ai cinque che aveva piazzato nel luglio 2018: nel Csm siedono Michele Ciambellini (giudice a Napoli), Marco Mancinetti e Conchita Grillo. Ne sono usciti sia Morlini che Luigi Spina, quest’ultimo indagato per rivelazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento di Luca Palamara. Ha perso due consiglieri, rispetto ai cinque iniziali, anche Magistratura indipendente, che potrebbe però subire pure un’altra perdita: si sono dimessi Antonio Lepre e Corrado Cartoni, mentre restano nel Csm Loredana Micciché, Paola Maria Braggion e Paolo Criscuoli, quest’ultimo autosospesosi perché il suo nome compare nella famosa cena magistrati-politici. Se Criscuoli dovesse dimettersi entrerebbe al suo posto il terzo dei non eletti per la categoria dei giudici di merito, Bruno Giangiacomo, di Area, la corrente progressista che ha 4 esponenti a Palazzo dei Marescialli e che non è stata toccata dallo scandalo: Giuseppe Cascini, Alessandra del Moro, Mario Suriano e Giovanni Zaccaro.

Area, la corrente progressista delle toghe, ha rafforzato la leadership:
adesso guida la Commissione incarichi direttivi e pure l’Anm
E proprio ‘Area’, insieme ad ‘Autonomia & Indipendenza’, sembra aver tratto – sul piano dei rapporti di forza con le altre correnti – il maggiore vantaggio da questo scandalo. Non solo Luca Poniz è diventato il nuovo presidente, ma la corrente progressista ha ottenuto anche la guida della VI Commissione, quella competente per le nomine degli incarichi direttivi negli uffici giudiziari, che fino a poche settimane fa era guidata da Gianluigi Morlini: il testimone è passato Mario Suriano (giudice al Tribunale di Napoli). E con la ‘guida’ di Suriano la Commissione ha deciso di cambiare metodo nell’assegnazione degli incarichi, proprio nel tentativo di provare a cambiare passo dopo lo scandalo. Il primo segnale di discontinuità rispetto al passato sta nell’affrontare in ordine cronologico le nomine dei vertici degli uffici giudiziari: si procederà partendo da quegli uffici giudiziari la cui casella di comando è scoperta da più tempo. La lista delle nomine nelle procure vede balzare ai primi posti Salerno, che e’ senza capo da 9 mesi.

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sabato, 22 Giugno 2019 - 12:54
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