Daspo ai commercialisti nella lotta all’evasione fiscale, rabbia dei sindacati: «Non siamo teppistelli da stadio»

Vincenzo Moretta
Vincenzo Moretta, presidente Odcec Napoli

Ieri lo sciopero, con tanto di presidio dinanzi alla sede del ministero dell’Economia, per manifestare contro l’applicazione degli ISA per l’anno d’imposta 2018.

Oggi i comunicati di fuoco contro alcune delle misure che il Governo Conte intende inserire nella manovra economica per rendere più efficace la lotta all’evasione fiscale. Sì, perché alcune di quelle misure vanno a colpire direttamente il lavoro dei commercialisti. Una su tutte: l’inserimento del ‘daspo’, ossia di una sospensione temporanea o permanente, per i commercialisti, consulenti del lavoro e altri intermediari che favoriscono le compensazioni indebite. Questo tipo di misura è stata pensata alla luce di un dato: molti imprenditori dichiarano crediti inesistenti da parte dello Stato e ci compensano un debito, come ha spiegato l’altro ieri il viceministro dell’Economia Laura Castelli. La certificazione avviene attraverso il lavoro dei commercialisti o dei consulenti. Di qui la decisione di introdurre un Daspo per i commercialisti che certificano i crediti inesistenti o illegittimi.

Un’idea contro la quale tuona Vincenzo Moretta, presidente dell’Ordine dei commercialisti e degli esperti contabili di Napoli: «Siamo contrari all’ipotesi di un Daspo per i commercialisti. La funzione di vigilanza degli Ordini professionali è assolutamente sufficiente per prendere provvedimenti nei confronti di chi sbaglia, e sono già previste sanzioni che comprendono anche la sospensione o, nei casi più gravi, la radiazione. Non bisogna dimenticare – ha continuato il presidente Odcec – che spesso alcuni errori si verificano a causa di normative confuse. Sarebbe assurdo penalizzare questi professionisti». Durissimi anche i sindacati dei commercialisti Adc, Aidc, Anc, Andoc, Fiddoc, Sic, Unagraco, Ungdcec e Unico: «Perché sbandierare un ipotetico Daspo, quasi come fossimo ‘teppistelli’ da stadio?». I sindacati, dunque, ricordano che «i commercialisti sono anni che reggono la baracca della riscossione diretta (Iva, Irpef, Irap), con sacrifici enormi, marginalità ridotta all’osso e con spese sempre maggiori per infrastrutture e formazione».

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mercoledì, 2 Ottobre 2019 - 18:02
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