Scritte ingiuriose contro gli agenti uccisi a Trieste: l’indignazione della classe politica Il killer: «Non ricordo cosa è accaduto»

Matteo Demenego e Pieluigi Rotta
Matteo Demenego e Pieluigi Rotta, i due agenti uccisi a Trieste il 4 ottobre 2019

Da un lato la solidarietà, silenziosa, di una città intera che raggiunge la Questura di Trieste, depone fiori, entra e prega dinanzi alle foto di Matteo e Pierluigi, i due poliziotti uccisi venerdì. Dall’altro lato le scritte ingiuriose contro i due agenti ammazzati mentre erano in servizio. Sullo sfondo le indagini, l’autopsia e le mosse della difesa dell’uomo che ha tolto la vita a Matteo Demenego, 31 anni di Velletri, e a Pierluigi Rotta, 34enne di Pozzuoli (in provincia di Napoli).

Le scritte ingiuriose
«Meglio morto che sbirro, meglio ancora lo sbirro morto». Questa è una delle due scritte comparse questa notte a Roma. «Morte alle guardie» si legge ancora su di un muro dell’Istituto Comprensivo Dal Verme al Pigneto. Frasi che, a pochi giorni dalla morte dei due poliziotti, hanno scosso la coscienza di cittadini e non, provocando la reazione sdegnata della classe politica tutta contro il gesto di cattivo gusto. «L’odioso gesto compiuto dall’autore delle scritte comparse a Roma contro i poliziotti, in riferimento agli agenti uccisi a Trieste, va condannato in maniera ferma e decisa. Si tratta di un’azione molto grave e che infanga non solo la memoria di Pierluigi Rotta e Matteo Demenego e il lavoro di tutte le donne e gli uomini in divisa che ogni giorno si adoperano per la nostra sicurezza, ma che offende tutte le cittadine e tutti cittadini italiani» afferma la deputata Dem, Debora Serracchiani. «Abbiamo richiesto al sindaco e all’ufficio decoro urbano l’immediata cancellazione di varie scritte offensive contro la polizia» fanno sapere gli esponenti di Fratelli d’Italia Francesco Figliomeni, vice presidente dell’Assemblea Capitolina, e Andrea De Priamo capogruppo in Campidoglio. «Farneticazioni simili – concludono i due esponenti di destra – offendono, oltre la memoria dei poliziotti trucidati, i loro familiari e tutte le forze dell’ordine, anche i cittadini perbene».

Le indagini
Intanto gli inquirenti stanno indagando sul caso di Alejandro dialogando con la polizia tedesca per chiarire quale sia stato il passato di Alejandro nel periodo in cui ha vissuto in Baviera, dove ancora risiederebbe il suo compagno. Gli accertamenti mirano a sapere quali fossero le condizioni psicologiche di Alejandro Meran. Qualora i magistrati dovessero apprendere dell’esistenza in Baviera di documenti interessanti per tratteggiare la personalità di Alejandro e conoscere il suo passato, non è escluso che, in una fase successiva, questi stessi vengano richiesti, attraverso una rogatoria internazionale.

Sabato mattina si svolgeranno gli esami autoptici sulle salme di Matteo e Pierluigi. A darne notizia il legale del killer, Francesco Zacheo, il quale ha precisato che l’autopsia «procederà a oltranza». Zacheo ha incontrato per circa 40 minuti il suo assistito Alejandro Augusto Stephan Meran. «Lui (Alejandro ndr.) neanche si ricorda quello che è successo, tanto è confuso. Io gli ho detto che sono morti e lui neanche lo sapeva» afferma il legale dopo l’incontro con il proprio assistito che è durato circa 40 minuti. «E’ in stato confusionale  totale – continua – e quindi potete capire… Perché quello che è successo è di una gravità inaudita e quindi potete immaginare come può stare. Ho della documentazione in possesso in cui si legge che il ragazzo prendeva dei farmaci. Lui ha qualcosa… ma lo dobbiamo provare noi», ha concluso Zacheo.

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mercoledì, 9 Ottobre 2019 - 18:49
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