Errore giudiziario, liberi dopo 36 anni: quei 3 ‘ragazzi’ del Maryland accusati di omicidio rovinati da indagini ‘pilotate’

Cella Carcere

Quando varcarono la soglia del carcere avevano appena 16 anni. Li accusarono di omicidio, li accusarono di avere ucciso un 14enne nell’atrio della loro scuola. Alfred Chestnut, Ransom Watkins e Andrew Stewart oggi hanno 52 anni a testa e oggi hanno riabbracciato la libertà. Una libertà che i “tre ragazzi del Maryland” hanno sempre sognato di riconquistare perché dicevano di essere innocenti. E innocenti lo erano per davvero.

Solo che ci sono voluti 36 anni per accertare che Alfred, Ransom e Andrew, tutti afroamericani, non avevano a che fare con quel delitto. «Mi scuso in nome del sistema giudiziario, anche se sono sicuro che questo significhi molto poco per voi», ha detto il giudice Charles Peters tra gli applausi del pubblico, mentre Alfred Chestnut, Ransom Watkins e Andrew Stewart, ora cinquantenni, uscivano dall’aula come uomini liberi, abbracciati dai familiari in lacrime. «Ho sempre sognato questo momento, è per questo che mia madre ha resistito da sempre, per vedere suo figlio tornare a casa», ha detto Chestnut uscendo dal tribunale.

Il clamoroso caso di errore giudiziario, non infrequente negli Stati Uniti d’America, si è consumato a Baltimora. Nel 1983  DeWitt Duckett venne assassinato nell’atrio della scuola: fu raggiunto da un colpo di pistola al collo mentre stava raggiungendo a piede l’istituto. I tre sospettati furono arrestati poche settimane dopo, nel giorno del Ringraziamento. La polizia sostenne che i tre avessero ucciso Duckett per la sua giacca da basket della Georgetown University. Una giacca simile fu trovata nella camera da letto di Chestnut. E a nulla valsero le spiegazioni pure offerte da Chestnut su quella giacca: sua madre produsse la ricevuta dell’acquisto dell’indumento e un commento testimoniò il recente acquisto. Per loro arrivò la condanna all’ergastolo.

La svolta è arrivata a maggio quando Chestnut vide in televisione la procuratrice Marilyn Mosby che parlava della nuova unità del suo ufficio per rovesciare la condanna ingiuste. Le inviò una lettera e fu l’inizio di nuove indagini. Indagini che hanno evidenziato come i procuratori del primo processo avevano incoraggiato alcune false testimonianze ed ignorato altre che indicavano come assalitore un altro ragazzo di 18 anni, morto nel 2002.

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martedì, 26 Novembre 2019 - 15:26
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