Specializzandi in medicina, stessa causa contro la Presidenza del Consiglio: uno vince e l’altro perde | Il caso a Roma

aula tribunale

Stessa rivendicazione, stessi avvocati e anche stesso tribunale, quello di Roma, ma sentenze diverse come diversi sono stati (in parte) i giudici chiamati a valutare i casi. Due medici specializzandi, fratello e sorella, si sono visti, rispettivamente, accordare e negare, la borsa per gli specializzandi in medicina, riconosciuta in tutti i Paesi dell’Unione Europea ma che non era stata versata. La storia è stata riportata dall’Ansa.

I due fratelli, insieme con altri 28 colleghi, si erano rivolti agli avvocati per vedersi riconoscere dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri questo loro diritto.

Il primo, insieme con altri 14 colleghi, ha ottenuto dai giudici la condanna della Presidenza del Consiglio al pagamento di 30mila euro; mentre la sorella, quella stessa richiesta, avanzata da altri 14 colleghi ma in un momento diverso rispetto al fratello, l’ha invece persa e adesso dovrà pagare 5mila euro di spese legali. A rendere nota la vicenda, che appare singolare, sono i legali dei due medici, gli avvocati Carmen Posillipo e Vincenzo Della Morte. I due legali hanno fatto causa alla Presidenza del Consiglio per conto di ben trenta medici, tra cui i due fratelli, divisi in due tranche da 15 ciascuna. ​​

«Com’è noto – spiega l’avvocato Carmen Posillipo – le direttive europee prevedono il pagamento di una borsa lavoro, riconosciuta in tutti i Paesi d’Europa. Denaro che questi medici italiani non si sono mai visti corrispondere». «La prima sezione del Tribunale di Roma – racconta – al termine dell’iter giudiziario, ha riconosciuto la colpa e condannato la Presidenza del Consiglio dei Ministri al pagamento di 30mila euro per ciascuno dei 15 ricorrenti». Un successo, spiega ancora il legale, che, però, non si è concretizzato in termini finanziari: malgrado la sentenza sia anche passata in giudicato, infatti, quei soldi non sono stati corrisposti dalla parte soccombente. Inoltre, aggiunge, «non si può ottenere il pagamento passando per un pignoramento in quanto i beni della Presidenza del Consiglio dei Ministri sono impignorabili».​​

Il secondo filone è praticamente una causa gemella della prima, sembrava una strada in discesa e invece il finale è a sorpresa: i restanti 15 medici si vedono rigettare l’istanza dalla seconda sezione dello stesso Tribunale (il presidente del collegio era però diverso). L’avvocato Carmen Posillipo non si arrende, propone appello, ma i giudici di secondo grado confermano la decisione dei colleghi del primo. Adesso i 15 medici non solo non si sono visti riconoscere un diritto, la borsa per gli specializzandi, ma dovranno pagare anche 5mila euro di spese. In sostanza al danno si è aggiunta anche la beffa.​​

«Si è trattato di due cause gemelle, – commenta l’avvocato Posillipo – che si basano esclusivamente sull’analisi della documentazione presentata, uguale a quella presentata in  occasione della prima tranche. Non ci sono stati testimoni da ascoltare. L’esito è però stato diverso: la Giustizia non è uguale per tutti».

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mercoledì, 5 Febbraio 2020 - 16:54
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