Caso Dap, Bonafede alla Camera sulle accuse di Di Matteo: «Solo illazioni, massimo impegno nella lotta alle mafie»


«Non vi fu alcuna interferenza diretta o indiretta» nella decisione di non assegnare al magistrato Nino Di Matteo l’incarico di guidare il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria nel giugno 2018. Così come non vi è stata alcuna interferenza nella decisione, più attuale, di nominare Dino Petralia al posto che fu di Francesco Basentini.

Alfonso Bonafade, da giorni nell’occhio del ciclone politico dopo le insinuanti dichiarazioni televisive di Nino Di Matteo, si presenta nell’Aula di Montecitorio poco prima delle 4 di oggi pomeriggio per il question time dopo la presentazione di un’interrogazione parlamentare, a firma del deputato Zanettin di Forza Italia, che gli ha chiesto conto delle ragioni che due anni fa l’hanno indotto a scartare Di Matteo come capo del Dap. E in un breve intervento – durato tre minuti come impone il protocollo – Bonafede respinge il sospetto di avere fatto, all’epoca dietrofront, perché le mafie avevano lanciato messaggi di forte contrarietà a una eventuale collocazione di Di Matteo in quel delicato ruolo.

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«Nelle normali interlocuzioni svolte per comporre la squadra, avevo intenzione di coinvolgere il dottor di Matteo e pensai per lui a due ruoli – ha spiegato in Aula Bonafede – Mi convinsi dopo una prima telefonata e in occasione del primo incontro al ministero che l’opzione più giusta fosse quella degli affari penali, perché avrebbe consentito a Di Matteo di lavorare al mio fianco. e perché credevo che, in tal modo, si sarebbe dato un segnalo chiaro e inequivocabile alle mafie. Anche con riferimento alla recente nomina ho seguito mie personali linee che rivendico». In conclusione per Bonafede tutto quanto è accaduto due anni fa si inserisce nel solco di valutazioni organizzative. «Ogni altra ipotesi o illazione è del tutto campata in aria», insiste. E per rivendicare la sua onestà e la correttezza del suo operato da ministro, Bonafede compie un rapido excursus sulle leggi da lui introdotte.

«La linea di azione che ho seguito da ministro della giustizia è stata, è e sarà sempre improntata alla massima determinazione nella lotta alle mafie. Basta semplicemente scorrere ogni parola di ogni legge che ho portato all’approvazione in questi due anni», incalza, ma dall’opposizione parte un coro di ‘buu’ al quale provano a replicare alcuni grillini dando vita ad un applauso. Bonafede va avanti e conclude, annunciando anche l’ennesimo giro di vite sulle scarcerazioni dei boss che nella sua ottica gli è necessaria per recuperare quella credibilità che Nino Di Matteo ha opacizzato: «Voglio annunciare che è in cantiere un decreto legge che consente ai giudici, alla luce del nuovo quadro sanitario, di rivalutare l’attuale persistenza dei presupposti per le scarcerazioni di detenuti di alta sicurezza e al regime del 41bis».

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mercoledì, 6 Maggio 2020 - 16:23
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