Milano: rischio di assembramenti in udienza e disservizi nelle cancellerie, penalisti nuovamente sulle barricate

Tribunale di Milano
Il Palazzo di Giustizia di Milano

A quindici giorni dalla fine del lockdown anche per la giustizia, i penalisti milanesi nuovamente ‘sulle barricate’ per contestare lo svolgimento delle udienze e il pericolo di assembramenti nelle aule di Tribunale. Una storia infinita quella dell’emergenza Coronavirus per i professionisti della giustizia, non solo nel capoluogo lombardo. Stavolta sono però i rappresentanti della Camera penale meneghina a scrivere al presidente del Tribunale Bichi per sottolineare «due doglianze»: il funzionamento delle cancellerie del Tribunale e delle segreterie della procura da un lato e le modalità di organizzazione dei ruoli di udienza.

Particolarmente grave, secondo gli avvocati penalisti, la situazione relativa ai ruoli di udienza: «Fra giovedì e venerdì scorso – scrivono – ci sono state segnalate diverse udienze nelle quali erano fissati più di dieci, ma anche quindici o venti, processi per la stessa ora. Ci chiediamo come sia possibile che questo accada. Significa avere una quindicina, ventina di persone fuori dall’aula che aspettano la casuale chiamata del loro processo».

«Casuale chiamata – spiegano – in quanto spesso non viene nemmeno indicato un ordine di chiamata dei vari procedimenti. E bisogna stare non troppo distanti dalla porta dell’aula di udienza, per riuscire a sentire il nome dell’imputato il cui processo verrà chiamato. In questo modo si crea un rischio di assembramento che sarebbe molto facilmente evitabile scaglionando i processi, chiamandoli ad orari differenti nel corso della mattinata». «A distanza di mesi dall’esplodere della pandemia – aggiungono – ci pare incredibile e inaccettabile che tutti i processi non abbiano subito uno scaglionamento orario in modo da poter anche gli avvocati operare con presupposti di sicurezza».

Spina nel fianco, poi, il funzionamento di cancellerie e segreterie. «Da un lato dobbiamo registrare- scrivono i rappresentanti della Camera penale –  come nei processi per direttissima si sia persa, tornando in aula, la prassi di ricevere il fascicolo per via telematica prima dell’udienza, evitando accessi in Cancelleria o in aula. Spiace rilevare come tale prassi, certamente virtuosa per evitare numerosi accessi in cancelleria, ma anche per rendere più agevole il diritto di difesa, non sia sopravvissuta alla ripresa dell’attività in termini ordinari. Si trattava di qualcosa di virtuoso che la pandemia ci aveva consegnato e, purtroppo, lo abbiamo già perso».

«In diverse occasioni ci segnalano poi come atti trasmessi via Pec non siano confluiti nei fascicoli. Così come non vengono ricevute dai colleghi le notizie in ordine al differimento delle udienze. Così come si ha fatica e ritardo ad accedere ai fascicoli. Si creano code di fronte agli Uffici, anche in ragione del non affidabile scambio di informazioni per via telematica, oltre che a causa degli ancora ridotti orari di apertura al pubblico. E diverse altre cose potrebbero essere elencate».

Sulle cause di questi disservizi i penalisti accusano apertamente: «L’indisponibilità di personale amministrativo, l’inadeguatezza della dotazione informatica, le difficoltà di individuare prassi organizzative virtuose ed efficaci. Come Camera Penale di Milano siamo sempre stati pronti ed aperti al dialogo, seppur franchi e diretti nel segnalare tutti gli elementi di criticità al fine di proteggere i principi posti a fondamento di un processo giusto».

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mercoledì, 15 Luglio 2020 - 11:42
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