Castellammare, bomba sull’inchiesta: la difesa al Riesame: «Atti di proroga di indagine inesistenti, l’inchiesta è nulla»

Tribunale Giustizia
di Manuela Galletta

L’inchiesta per estorsione che sta facendo tremare la camorra stabiese e anche pezzi della politica locale rischia di essere azzerata. Spazzata via quasi nella sua interezza perché gli atti di indagine sono inutilizzabili per via di un serio problema procedurale.

Stamattina, in occasione delle ultime procedure di Riesame relative alle posizioni di alcuni dei 13 arrestati all’alba del 5 dicembre scorso, l’avvocato Francesco Romano – che assiste gli indagati Michele e Raffaele Carolei, fratelli del ras Paolo – ha sollevato un’eccezione che potrebbe aprire una voragine nelle fondamenta dell’indagine: mancano agli atti tutti gli atti di proroga delle indagini preliminari. Atti di proroga che, ai sensi di due precisi articoli del Codice di procedura penale, sono indispensabili per legittimare e tenere in piedi la prosecuzione delle attività investigative che si protraggono oltre un anno. A rendere spinoso il problema sollevato dall’avvocato Francesco Romano è che gli atti in questione sono mancanti. Nei giorni scorsi, infatti, l’avvocato Romano ha avanzato una precisa istanza all’ufficio del pubblico ministero antimafia che ha coordinato l’inchiesta (ereditata da un altro pm), sollecitando la trasmissione degli atti di proroga al Riesame al fine di poter mettere la difesa in condizioni di discutere.

L’ufficio del pm ha puntualmente risposto spiegando che tutti gli atti erano già allegati al fascicolo. Peccato però che non ci si è resi conto che quegli atti, fondamentali per la validità delle procedure, non ci siano. Risultato: se i giudici del Riesame dovessero accogliere l’eccezione del penalista, l’inchiesta rischierebbe di essere azzerata. Fondamentale per comprendere la portata del terremoto giudiziario è soffermarsi sulle date di questo procedimento: l’inchiesta muove i primi passi a seguito delle dichiarazioni rese dal pentito Salvatore Belviso nel 2012, dichiarazioni che subito coinvolgono la figura dell’imprenditore Adolfo Greco, per il quale il Riesame si è pronunciato nei giorni scorsi confermando la misura cautelare in carcere (i legali di Greco non hanno sollevato questa eccezione in sede di discussione). Il fascicolo è nelle mani di un pm che lascerà la Dda per il limite massimo di anni nella sezione tra la fine del 2016 e gli inizio del 2017. Greco viene iscritto nel registro degli indagati per concorso esterno in associazione mafiosa (le due accuse per le quali sarà successivamente arrestato sono di estorsione aggravata dalla matrice camorristica) e con lui vengono iscritte nel registro degli indagati altre persone. Siamo nella primavera del 2013. Partono le intercettazioni e gli inquirenti raccolgono le prime prove. Si arriva alla primavera del 2014, giusto un anno dopo. L’inchiesta non viene chiusa. A questo punto il Codice di procedura penale impone che per continuare vi siano degli atti di proroga. E qui sta l’inghippo: nel fascicolo questi atti non ci sono. Ma si va avanti lo stesso. Serve arrivare al giugno del 2017 quando si rintraccia un aggiornamento di iscrizione degli indagati.

Risultato: come eccepito dall’avvocato Francesco Romano, tutti gli indagine espletati a partire dal 24 aprile del 2014 sino a giugno del 2017 sono inutilizzabili. E dal momento che la quasi totalità delle intercettazioni oggi al cuore dell’inchiesta abbraccia il 2014, il 2015 ed il 2016, significa che l’inchiesta rischia di saltare. Spetterà comunque ai giudici della decima sezione penale del Tribunale del Riesame di Napoli, collegio B, decidere se accogliere o meno l’eccezione dell’avvocato Francesco Romano. Il Riesame ha di tempo fino a lunedì. Il countdown è appena cominciato. (Leggi gli aggiornamenti sulla decisione del Riesame)

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giovedì, 20 Dicembre 2018 - 14:30
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