Palermo, maxi-truffa alle assicurazioni:
la gang spaccava le ossa alle false vittime
Le urla di un uomo: «Mi state uccidendo»

Polizia

«Mi state ammazzando… ammazzando… la gamba… ahi, ahi…». E’ un’intercettazione da brividi quella emersa nell’ambito di un’inchiesta su una mai-truffa elle assicurazioni che questa mattina, in Sicilia, ha portato all’arresto di 42 persone, tra le quali anche un avvocati e alcuni periti assicurativi.

Per rendere più credibili incidenti mai avvenuti ma ‘denunciati’ alle assicurazioni allo scopo di incassare il premio assicurativo, i vertici dell’organizzazione sgominata da Finanza e Polizia arruolavano ‘vittime’ disposte a riportare ferite reali compatibili con un sinistro. Ferite che erano gli stessi componenti dell’organizzazione ad arrecare. Per lo scopo era stata creata una ‘stanza spaccaossa’, ubicata in via Imera a Palermo, all’interno della quale gli investigatori sono riusciti a piazzare una ‘cimice’. La microspia ha così consentito di cattura la voce e la sofferenza in diretta di Antonio B., che si mette a gridare mentre gli stanno fratturando la gamba: «Mi state ammazzando.. ammazzando.. la gamba.. ahi, ahi…», urla l’uomo. E Moina Camarda, una delle arrestate, prova a zittirlo: «Non gridare».

Le vittime si compiacenti, per lo più persone bisognose che non riuscivano ad arrivare a fine mese, si rendevano disponibili a farsi ‘menomare’ in cambio di una parte del premio assicurativo. Una delle vittime ha anche perso la vita a causa delle gravissime ferite infertegli: sembra che l’uomo volesse fermarsi per il troppo dolore, ma per continuare gli avrebbero somministrato del crack che gli avrebbe procurato un arresto cardiocircolatorio. La banda, per liberarsi del corpo, caricò il cadavere in auto e lo abbandonò sul ciglio della strada tentando di fingere un incidente stradale e istruire la falsa pratica assicurativa.

Le indagini della procura di Palermo hanno portato alla luce uno spaccato criminale fatto di ‘reclutatori’ che agganciavano le vittime tra le fasce più deboli della società, di ‘ideatori’ che individuavano luoghi non vigilati da telecamere per inscenare i falsi incidenti e di ‘boia-spaccaossa’ che provocavano le lesioni agli arti superiori e inferiori delle vittime. La truffa vedeva anche altri ruoli: c’erano i ‘medici compiacenti’, che stilavano perizie di parte, e i centri fisioterapici che attestavano cure mai realizzate. C’erano anche “strutture criminali più organizzate” che «acquistavano le pratiche mettendo al lavoro – sostengono gli inquirenti – mettendo al lavoro avvocati e studi di infortunistica stradale» che gestivano poi l’iter per il risarcimento. Il giro d’affari è stato stimato intorno al milione e mezzo di euro.

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lunedì, 15 Aprile 2019 - 16:25
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