Concorsi truccati nell’Esercito grazie all’algoritmo ‘magico’, la Cassazione conferma il reato associativo

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Mazzette e stellette. E’ stata confermata dalla Cassazione l’accusa di associazione a delinquere «finalizzata alla commissione di varie truffe aggravate e rivelazione di documenti segreti» per le persone – tra le quali ex generali e gestori di scuole di preparazione ai concorsi nel settore della Difesa – coinvolte nell’indagine della Procura di Napoli, una decina delle quali a fine maggio ha già chiesto il rito abbreviato.

L’inchiesta era nata dalla denuncia di un aspirante militare di Caserta al quale il generale in pensione Luigi Masiello aveva proposto «di superare il concorso per sottufficiale dei carabinieri dietro corrispettivo». Respingendo il ricorso proposto contro gli arresti domiciliari da due titolari di scuole ‘colluse’, Raffaele Russo di Villaricca (Napoli) e Sabato Vacchiano di Avellino, la Suprema Corte rileva che «lo stesso Masiello e il suo collega Ciro Fiore, anch’egli generale in pensione ed entrambi rivelatori della formula sia a Vacchiano che a Russo, in un loro colloquio intercettato nel maggio 2016, si preoccupano di ‘prenotare per il futuro’ colui dal quale avevano appreso la formula».

Gli ermellini sottolineano che questo «sistema illegale» era «destinato ad operare per una serie potenzialmente indeterminata di analoghe prove selettive». In una conversazione del giugno 2016, che la Cassazione riporta, Vacchiano parlando con Giuseppe Fastampa, un altro titolare di scuole dalla preparazione ‘facile’, gli comunica che «quella cosa andava bene pure per il mare…per la Marina…per il concorso per P4». «E Fastampa, qualche giorno dopo, parlando con un interlocutore ancora diverso, chiede se sia interessato ‘per qualche preparazione particolare, come la polizia’».

Ad avviso degli ermellini, correttamente i giudici napoletani, hanno dedotto che si tratta di una organizzazione di persone «legate da un nucleo di interessi comune, destinata ad operare per un tempo e per un programma non previamente determinati». Questo «meccanismo», aggiunge la Cassazione nella sentenza 24895, ha funzionato solo per un concorso «ma soltanto perché Claudio Testa, amministratore di fatto della ditta aggiudicataria dell’appalto per la somministrazione dei relativi test e primo diffusore abusivo, dietro corrispettivo, dell’algoritmo per individuare le risposte, insospettitosi per le perquisizioni effettuate dagli inquirenti ai primi di luglio del 2016. Poi ha immediatamente ritirato e distrutto i plichi già consegnati e contenenti i questionari non ancora utilizzati, sostituendoli con altri questionari e, in tal modo, vanificando la possibilità di utilizzare ulteriormente l’anzidetto meccanismo per rispondere alle domande del concorso». «Se dunque non fosse sopraggiunto l’imprevisto della denuncia e della successiva inchiesta giudiziaria, quell’illegale sistema sarebbe stato destinato ad operare per una serie potenzialmente indeterminata di analoghe prove selettive», conclude il verdetto.

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mercoledì, 5 Giugno 2019 - 10:28
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