Bus con 50 bambini a bordo dirottato, seconda udienza del processo a Sy: via libera alle costituzioni di parte civile

Ousseynou Sy
Il 47enne Ousseynou Sy dirottò un bus con 50 bambini

Seconda udienza, questa mattina, al processo a a carico di Ousseynou Sy, l’autista che il 20 marzo scorso ha tenuto in ostaggio 50 ragazzini (di due classi della scuola media Vailati di Crema), due insegnanti e una bidella e ha dato fuoco al bus, a San Donato Milanese.

L’udienza, incardinata dinanzi ai giudici della prima sezione della Corte d’Assise di Milano (presidente Ilio Mannucci Pacini), si è concentrata sulla costituzione delle parti civili: in giudizio si sono costituti le famiglie dei 50 ragazzini a bordo, due insegnanti e una bidella che accompagnavano i bambini e il ministero dell’Istruzione. Sulla richiesta di costituzione di parte civile del ministero, la difesa dell’imputato aveva sollevato un’eccezione chiedendone l’esclusione ma la Corte ha respinto l’istanza. Il ministero dell’Istruzione, insieme alla società Autoguidovie (proprietaria del bus dirottato), sono anche responsabili civili: in caso di condanna dell’imputato dovranno farsi carico dei risarcimenti.

La richiesta di citare ministero e Autoguidovie come responsabili civili era stata avanzata nella prima udienza del 18 settembre scorso dall’avvocato Antonino Ennio Andronico, che assiste, tra gli altri, Adam El Hamami e Ramy Shehata, i due ragazzini ‘eroi’ che hanno ricevuto la cittadinanza italiana perché quella mattina riuscirono a nascondere un cellulare e a chiamare i soccorsi, evitando la tragedia. Ousseynou Sy deve rispondere dei reati di sequestro di persona, strage aggravata dalle finalità terroristiche, incendio, resistenza e lesioni ai danni di 17 bambini, non solo per ferite ma anche per traumi da “stress” e psichici da “violenza emotiva”. Per la procura (le indagini sono state coordinate dal pm Luca Poniz e dal responsabile del pool antiterrorismo Alberto Nobili), il 47enne voleva fare una strage sulla pista dell’aeroporto di Linate, per condizionare la politica in materia di immigrazione e «intimidire la popolazione». A sostegno di questa tesi c’è il video “proclama” di 37 minuti, che Sy mise sul suo canale privato di Youtube: «Viva il panafricanesimo, combattiamo i governi corrotti e critichiamo la politica europea che sfrutta l’Africa», diceva nel video. L’imputato però, pur dicendosi pentito per quanto fatto, ha sempre respinto questa ricostruzione, spiegando invece che «non era sua intenzione fare del male a nessuno».

Si torna in aula il prossimo 11 novembre per ascoltare i primi testimoni. Quella mattina del 20 marzo scorso, il 47enne Ousseynou Sy costrinse le due insegnanti – sotto la minaccia di un coltello – a legare con delle fascette da elettricista i polsi dei ragazzini. Poi deviò dalla strada prevista. Si assicurò anche di togliere a tutti i telefonini. «Andiamo a Linate. Di qui nessuno scende vivo», disse. Un ragazzino di 14 anni, Rahmi (nato in Italia da genitori  egiziani) ebbe però la lucidità e il coraggio di dire che quella mattina non aveva portato il cellulare con sé. Era una bugia, perché Rahmi il cellulare l’aveva e l’aveva nascosto. Così quando Ousseynou Sy tornò alla guida del bus, lui lo usò per fare le prime chiamate al 112. Ma era spaventato, parlava veloce. Non era riuscito a spiegarsi.

Poi l’intoppo: il telefonino gli scivolò dalle mani. A quel punto un altro ragazzino, Riccardo, si alzò furtivamente per riprenderlo e lo passò ad un altro bambino, Adam, che era dietro di lui. E Adam riuscì a fare la telefonata decisiva, quella che consentì ai militari dell’Arma di intervenire tempestivamente. Con quattro volanti i carabinieri individuarono  il bus e lo speronarono per fermarlo. A questo punto il 47enne cominciò a spargere benzina sul bus (aveva nascosto le taniche nelle cappelliere) urlando che voleva vendicare i «morti in mare». Quindi appiccò il fuoco. Tutto questo mentre i bambini erano ancora a bordo. Un carabiniere ruppe un vetro e i ragazzini riuscirono a mettersi in salvo. Nessun ferito. Solo 14 intossicati e tantissima paura. Ousseynou Sy è detenuto in carcere da allora.

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lunedì, 21 Ottobre 2019 - 13:25
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