Uccise di botte il figlio di due anni, contestato anche il reato di tortura: spense sigarette sul corpo del piccolo

Tribunale

Alija Hrusic, il 25enne di origini croate che lo scorso 22 maggio ha ucciso il figlio di appena due anni, dovrà rispondere non solo del reato di omicidio ma anche di quello tortura. Il pubblico ministero titolare dell’inchiesta ha, infatti, contestato all’indagato anche questa ipotesi di reato: il dato emerge dall’avviso di conclusione delle indagini preliminari, atto che anticipa l’intenzione della procura di chiedere il rinvio a giudizio per il destinatario del provvedimento.

Secondo quanto ha rilevato la procura, Alija Hrusic ha colpito Mohamed con «calci e pugni», provocando «almeno tre bruciature con l’estremità di sigarette accese» e ustionando i piedini del piccolo «con una fiamma viva».

Archiviata, invece, la posizione della madre del piccolo, sulla quale la procura aveva svolto doverosi accertamenti per capire se nell’omicidio la donna potesse avere avuto un ruolo: invece è emerso che la donna era a sua volta maltrattata dal marito, così come lo erano gli altri due figli. Silvjia Z., 23enne di origini croate, aveva riferito agli inquirenti di avere provato a fermare il marito ma di non esserci riuscita, perché lui la picchiò.

La ragazza ha assistito impotente alla morte di suo figlio Mehmed, che aveva poco più di due anni. L’omicidio si è consumato a Milano in uno stabile in via Ricciarelli. Alija Hrusic, la notte dell’orrore, non riusciva a dormire e come da lui stesso riferito agli inquirenti si alzò e massacrò di botte il bimbo, forse perché il piccolo s’era messo a piangere.

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lunedì, 28 Ottobre 2019 - 15:21
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